sabato 22 febbraio 2014

No anestetici

       Vagamente disturbato, da una fastidiosa influenza, ne approfitto per fare un po' di pulizia tra le mail e nel rileggere gli ormai oltre mille post di questo blog.
       Per quanto concerne la posta elettronica, il criterio che utilizzo è molto semplice: tengo tutto ciò che ha un senso per me, e lo archivio; cestino tutto quanto è epifenomenico e legato a contingenze di lavoro ormai esaurite.
       Relativamente ai post del blog, faccio un autentico tuffo nel mio recente passato e ne seguo la linea evolutiva: dalle spiacevoli conseguenze di una delusione umanamente profonda al lento ma inesorabile subentrare della volontà di andare avanti, di continuare a vivere, di rimanere aperto al futuro e ai suoi portati, negativi e anche massimamente positivi.
       Si intravede, rileggendo a posteriori, che ho seguito il consiglio della mia psicologa di tenermi lontano da quello che lei ha sempre giudicato come il maggiore dei miei problemi, la coazione a ripetere, e che mi sono aperto a una più diversificata visione del mondo, meno condizionata da pregiudizi e radicalismi, più attenta alla ricerca di valori non necessariamente conformi a canoni da me condivisi.
      Nell'insieme, una lettura assolutamente interessante, dalla quale emerge un cambiamento in corso, ma anche una sostanziale fedeltà ad alcune costanti, prima fra tutto il mio rifiuto di anestetici, di soluzioni di compromesso, di mediazioni, di adeguamenti per far piacere a qualcuno.
       Comunque e dovunque, nel mio passato recente, ho scelto in favore della chiarezza e, quando chiarezza è stata fatta, ne sono stato grato a chi l'ha fatta o, se ho dovuto farla io, ho preferito farla nelle forme radicali che mi sono proprie, perché ci tenevo a non essere scambiato per uno qualunque (che era già cosa che orribilmente mi offendeva...).
       Ed è un'intima gioia scoprire di essere riuscito ad essere ciò che volevo essere, pur se mi ha comportato qualche costo. Grazie a questo mio rifiuto di una componente del vivere umano che detesto - gli anestetici esistenziali - mi sono affacciato ad una fase nuova. Mi è stato detto: "o mangi la minestra o salti dalla finestra" e con il cuore immensamente ilare ho subito effettuato il grande salto, perché detesto prescrizioni e ricatti. Mi è andata molto bene, molto più di quanto potessi legittimamente prevedere, ma l'esito del mio salto nel vuoto non era davvero ciò che mi premeva. In verità, non volevo soluzioni di ripiego, compromessi, anestetici esistenziali. Perché i ricatti funzionino, occorre sempre essere in due: chi li fa e chi li subisce. Io, mai. Saltando nel vuoto, avrei potuto anche farmi molto male, ma il coraggio certo non mi manca. E - si sa - audaces fortuna iuvat.

                                  Piero Visani

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