martedì 18 febbraio 2014

La leggenda di Ticonderoga (8 luglio 1758)

       Nel 1755, nelle Highlands occidentali della Scozia, il maggiore Duncan Campbell of Inverawe, in servizio presso il 42 Rgt. di fanteria (meglio noto come "Black Watch"), venne avvicinato da uno sconosciuto, che gli chiese di nasconderlo in quanto aveva ucciso una persona in una rissa. Campbell lo condusse in una grotta nelle vicinanze e giurò sul suo onore che non avrebbe svelato il nascondiglio.
       Tornato a casa, Campbell venne informato che il suo fratellastro era stato ucciso. Vincolato dal suo giuramento, non disse nulla dell'uomo che aveva protetto e nascosto.

       Quella stessa notte, il fantasma ancora grondante di sangue del suo fratellastro gli apparve accanto al letto e gli disse con tono lamentoso: "Duncan, Duncan, è stato sparso del sangue, non proteggere l'assassino!".

      Campbell si precipitò alla grotta dove aveva nascosto lo sconosciuto, salvo constatare che questi si era dato alla fuga.
       La notte successiva, il fantasma del fratellastro gli apparve nuovamente, questa volta molto più pallido e indistinto, e gli disse: "Addio Duncan, Addio, fino a quando ci reincontreremo a Ticonderoga!", poi scomparve.
       Passò qualche anno e il Black Watch, il reggimento in cui il maggiore Campbell prestava ancora servizio, venne inviato in America, e qui - l'8 luglio 1758 - venne lanciato in un disperato assalto contro il Forte Ticonderoga, occupato dai francesi.
      La notte prima dell'attacco, il maggiore Campbell, dopo avere appreso il nome del forte che il suo reggimento si apprestava ad assalire, disse ai colleghi - con aria cupa - che non sarebbe sopravvissuto alla battaglia del giorno dopo, cosa che puntualmente avvenne, nel corso del disperato e celeberrimo attacco lanciato dal Black Watch contro il forte, che si concluse con perdite superiori al 50% degli effettivi del medesimo.
       Quella qui sintetizzata è una delle più famose storie scozzesi, a cavallo tra realtà e leggenda.

                                                   Piero Visani