venerdì 22 gennaio 2016

L'oro alla Patria

       Mia nonna materna Baptistine Cerise (da leggere alla francese), valdostana con radici nell'Haute Savoie e nel cantone elvetico del Vaud, quando - durante il fascismo - si trattò di partecipare alla patetica messinscena della consegna dell'"oro alla Patria", comprò una "fede" da due soldi (forse anche meno) e la diede a mio nonno perché partecipasse alla pantomima...
      Siccome i regimi cambiano, ma lo Stato resta una simpatica associazione a delinquere sempre e comunque, adesso la dinamica viene invertita: la Patria italiana non esiste più da tempo e quella europea - formata da scaltri mercanti - l'oro non te lo sollecita proprio più, ma te lo viene direttamente a prendere nei conti bancari, con il mitico bail-in (mio padre nacque a San Pier d'Arena, quindi - come Crozza - quel termine per me si identifica con un'immagine precisa e molto eloquente...).
       Alla fine, in qualunque regime la condizione dell'individuo è una sola: portare soldi a chi ha tutta l'intenzione di sottrarteli, ovviamente - ça va sans dire - per il "bene comune". Questa cosa viene chiamata politica, ma la politica c'entra nulla. E' solo furto organizzato: i beati possidentes vogliono possedere ancora di più e procedono allegramente nella tua spoliazione.
       Oggi gli eurocrati e i loro scherani ci dicono che, ad onta dei furti di cui siamo continuamente oggetto, tutto "finirà bene". Non credo proprio che ciò accadrà. Il mio destino lo conosco bene e non mi faccio alcuna illusione in tal senso. Mi piacerebbe però molto poterli coinvolgere nella triste fine che mi attende. Non sarà facile, ma certo è una prospettiva alquanto stimolante.

                           Piero Visani


P.S.: l'entusiasmo di mia nonna nella consegna ai "volonterosi carnefici" di qualsiasi regime credo fosse più o meno analogo a quello della donna qui ritratta...