Qualche anno fa (neppure troppi, invero), una signora di scoperto orientamento proibizionista mi definì un "perturbatore". Sul momento ci rimasi male, pur se mi erano chiarissimi gli equilibri che, con la mia vis perturbatoria, stavo mettendo in discussione.
A posteriori, devo ribadire che, pensandoci su, è forse uno dei più bei complimenti che mi siano mai stati rivolti e ne sono grato, ovviamente in forma postuma, all'autrice.
In effetti, aveva ragione: sono un perturbatore nato; ho una naturale vocazione alla perturbazione, all'alterazione degli equilibri. Chiaro che questa mia propensione può dare fastidio a conservatrici, reazionarie e proibizioniste. Le capisco, manca in loro un elemento fondamentale di qualsiasi relazione anche solo minimamente divertente: la curiosità gioiosa e disposta al rischio, on and beyond the borderline.
A volte me ne sono accorto tardi e magari mi sono sentito pure preso in giro, ma ritengo - a mente fredda - di poter affermare che la componente di presa in giro o di pseudoseduzione interessata abbia svolto un ruolo in fondo marginale, nel manifestarsi dei proibizionismi a mio carico.
Ciò che mancava erano la curiosità e il desiderio di trasgressione, accompagnati dalla lucida volontà di alterare equilibri, quali che fossero. Io quella volontà l'ho sempre avuta e oggi penso che avermi definito "un perturbatore" sia stato un bel complimento, per quanto del tutto involontario.
Ringrazio e continuo a "perturbare". Tra l'altro, grazie a questi divieti ho ricevuto un poderoso stimolo a farlo, a cercare mie simili.
No al proibizionismo, viva la "perturbazione"!
Piero Visani
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