Nell'imminenza della possibile approvazione di una legge che trasformerebbe in reato il possesso o l'esposizione di immagini risalenti al fascismo, mi sono comprato ieri, a pochissimo prezzo, un bel pugnale da ardito.
A differenza di quel che si potrebbe pensare, non sono un gran cultore di militaria. Avevo una bella collezione di medaglie militari napoleoniche, ma l'ho dovuta vendere per sopravvivere nel "migliore dei sistemi possibile" (niente di male, lo odiavo già, quel sistema, dunque al massimo un filino di ODIO in più). Tuttavia, pensare di poter impunemente rubare miliardi di euro con la complicità di vari organismi dello Stato e di non poter detenere un ricordo familiare (mio zio Augusto Rosset, prima di essere paracadutista della "Folgore", fu ardito) perché vagamente afferente al fascismo, ha fatto scattare in me la molla della disciplina.
Fin da adolescente, infatti, ho sempre fatto IL CONTRARIO di quello che mi veniva imposto, semplicemente perché detesto i REGIMI, quali che siano. Ergo non andavo alle messe se organizzate da una scuola statale, cioè formalmente (mooooolto formalmente laica); non partecipavo ai patetici riti dell'antifascismo; non sputavo sui regimi passati - quali che fossero, compresa l'Italia monarchico-liberale - perché farlo adesso è come sparare sulla Croce Rossa. L'antifascismo avrebbe avuto una solida ragion d'essere durante il fascismo, quando si rischiava esserlo, ma nel dopoguerra...?
Dunque cercherò di mettere insieme una mini-collezione, non perché mi interessi granché, ma perché il conformismo servile, quello tanto amato dagli italiani, non uccide solo la verità (e sarebbe già una vittima non da poco) ma pure la libertà.
Io non ci sarò, ma diverto sempre mio figlio Umberto raccontandogli come, in futuro, dovrà sorbirsi acerrime critiche pubbliche all'Italia repubblicana, quella che distrusse le ricchezze, le speranze e le libertà di tutto un popolo. E vedrà ben noti corifei della medesima scagliarsi con veemenza contro il loro passato, sapendo che tanto i più se ne saranno dimenticati (forse perché era anche il loro...).
Piero Visani