Comunque lo si voglia giudicare, il programma dei "Fasci di combattimento" era qualcosa di radicalmente diverso e distante da quello che sarà il "Fascismo regime". Nella mia personale valutazione, il "fascismo movimento" era l'aspirazione di una minoranza di speranzosi, che poi incontrò...gli italiani. E allora vennero i compromessi con la borghesia, quello verminoso con il Vaticano, quello mortale con la monarchia. Insomma, l'ennesima occasione mancata. Anche allora, si rese necessario "governare al centro": sì, al centro della palude, al centro della cloaca, al centro della mercatura, al centro dello schifo. La sempiterna storia d'Italia.
Quella che avrebbe potuto essere un'ideologia innovativa e trasversale, si ridusse a una pantomima in cui non credevano nemmeno i protagonisti.
Questo suggerisce però una direttrice di studio molto interessante: qual è il rapporto tra politica, antropologia, carattere nazionale, e come si risolve, se si risolve...?
Per introdurre una spero tollerabile nota di carattere personale, dopo le mie modeste esperienze politiche ho deciso che non farò mai più politica per ragioni antropologiche, così come in fondo - per le stesse ragioni - ritengo che non vivrò mai più un'esistenza relazionale. Infatti, dover fare continuamente i conti con soggetti che cambiano idea ogni 4 nanosecondi, è faticoso. Meglio vivere da eremiti, in tutti i campi. Perché sarà pur vero che la politica è mediazione, ma per mediare occorre avere un intelocutore che abbia delle idee e che non sia una banderuola.
Piero Visani