Dopo la catastrofica sconfitta della Francia nella guerra franco-prussiana del 1870-71, il crollo del II Impero napoleonico e l'estromissione forzata della Francia dall'Alsazia e dalla Lorena, annesse dal neonato Impero germanico, il feroce desiderio di révanche che si diffuse nell'immaginario collettivo francese venne fortemente alimentato da una bella frase coniata da Léon Gambetta (1838-1882), politico repubblicano che fu ministro dell'Interno al momento della nascita della III Repubblica: "Pensarci sempre, non parlarne mai". Con essa, Gambetta intendeva dire che pensare alla rivincita e al recupero delle due province dovesse essere un impegno costante di ogni francese, ma essere inserito in profondità nei loro cuori, affinché si sedimentasse meglio e di più, per poter poi essere tirato fuori al momento giusto, che per la Francia verrà l'11 novembre 1918, con la vittoria sull'Impero germanico e il disfacimento di quest'ultimo.
Credo che anche a livello individuale debba essere così, perché il "pensarci sempre" è fonte di continui spunti e suggestioni nuove; alla stessa stregua, il "non parlarne mai" è altrettanto importante, perché in tal modo si riesce a dare al nemico il senso che certe offese incredibili siano state dimenticate o comunque che la loro memoria si sia in qualche modo attenuata, ciò che lo indurrà ad abbassare le proprie difese e a renderlo più vulnerabile.
Historia magistra vitae, si era soliti affermare un tempo, ma oggi a queste cose nessuno crede più e la storia in pochissimi la conoscono. Io però sono laureato in Storia e adoro seguire gli esempi storici che amo.
Piero Visani