A quanto pare ci vedo. I miei problemi derivavano da un'ipercorrezione delle lenti. Il calo della miopia, dovuto a una splendida maturità, mi ha creato problemi, ora risolti grazie al brillante intervento di mio cognato, oculista di valore.
Mi sorprendo sempre quando, nel corso di una visita oculistica, grazie a accurate correzioni, "I can see quite clearly now", direbbe George Harrison. Di norma, infatti, io vivo immerso in una fog of war che, praticata tanto a lungo, è diventata uno status mentale, prima ancora che una condizione fisica. Da quando ho messo i miei primi occhiali, all'età di dieci anni, con gli occhi lesi da troppe letture febbrili, ho sempre guardato alla realtà con occhi da miope ("lo sappiamo bene!", direbbero i miei nemici...) e a tale condizione mi sono progressivamente affezionato, nel senso che non vedo più nulla con particolare chiarezza, ma come in una nebbia che mi si raccoglie intorno, simile a una coltre di ovatta.
Dirò di più: non sono nemmeno certo di voler vedere con chiarezza. Da un lato, ciò mi filtra molti orrori e volgarità estetiche; dall'altro, stimola la mia sensibilità, le mie aspirazioni interpretative, il mio modo di accostarmi al reale. Così, un po' vedo e un po' immagino, e ciò che immagino è spesso assai più gradevole di ciò che vedo.
Ho cercato spesso di spiegare tale dicotomia, ma quasi sempre invano. Oggi ti ascoltano in pochi, pochissimi, e tutti corrono dietro a una "cultura del fare" di cui capisco poco e condivido meno. Gli squarci di bellezza e di intensità empatico-emotiva presenti all'interno di un dialogo vero paiono ormai preclusi ai più, salvo rarissime eccezioni. Ad esse mi dedico, in quanto, nel mio ormai lungo cammino nel mondo, ho compreso che occorre cercare e porsi in relazione solo con chi condivide un certo tipo di visione della vita e delle cose. Tutto il resto è inutile sofferenza. Bisogna cercarsi, tra simili, e "fare squadra", perché l'obiettivo è comune.
Nel mio caso, cerco persone inutili, come me, che non vogliano avere, ma essere. Non a caso, sebbene io abbia più ferite di un bersaglio statico crivellato di colpi, posso dire che queste persone comunque si trovano. A quel punto, non serve neppure più vedere con gli occhi normali, bastano gli occhi della mente. Quanto alle altre persone - quelle utili - avranno sicuramente cercato di vendermi le loro valigie, piene di merci e/o di bugie e/o di nevrosi. Bene. Libero mercato. A me i loro prodotti non piacciono e, a differenza di quello che ho fatto per tanto, troppo tempo, da qualche anno a questa parte mi astengo del tutto dall'acquistarli.
Piero Visani