lunedì 11 maggio 2015

Lo scozzese di Napoleone

       Etienne-Jacques-Joseph-Alexandre Macdonald nacque a Sedan, nel 1765. Suo padre era dovuto riparare in Francia nel 1746, dopo il sanguinoso fallimento dell'insurrezione giacobita scozzese ed era stato uno dei pochi ad accompagnare "Bonnie Prince Charlie" sull'isola di Skye, nelle Ebridi esterne, dove una sua lontana parente, Flora Macdonald, aveva guidato il principe a imbarcarsi su una nave francese, verso la salvezza.
       Etienne era stato destinato dal padre al sacerdozio, ma preferì imbracciare il mestiere delle armi. La Rivoluzione francese rappresentò per lui, come per molti altri contemporanei, un formidabile fattore di promozione sociale. Nel 1791, anno del suo matrimonio, egli era soltanto un oscuro subalterno di un reggimento di fanteria; solo tre anni dopo, era già generale di divisione e si distinse alla battaglia di Jemappes.
      Divenuto amico personale di un valente generale come Moreau, ciò ebbe influenze positive sulla sua carriera e lo portò ad ottenere vari comandi tra le truppe francesi di stanza in Italia.
       Fino al 1803, la sua carriera si dimostrò costantemente in ascesa, ma, in quell'anno, il suo protettore Moreau venne accusato di tradimento e ciò certo non gli giovò. Macdonald si ritirò allora a vita privata e non venne richiamato in servizio che nel 1809, quando le armate francesi erano impegnate su vari fronti, dalla Spagna all'Austria. C'era un notevole bisogno di comandanti esperti e Napoleone si ricordò di questo profugo scozzese, di cui erano note le eccellenti qualità militari. Il principe Eugenio di Beauharnais, viceré d'Italia, era stato appena sconfitto dagli austriaci a Sacile, principalmente a causa delle sue insufficienti doti di stratega e allora Napoleone decise di affiancargli un comandante valido e sperimentato come Macdonald.
       Il generale di origine scozzese e il principe Eugenio diventarono rapidamente amici e, quando le truppe francesi furono impegnate nella battaglia di Wagram (5-6 luglio 1809), il ruolo di Macdonald risultò decisivo per la vittoria finale. Napoleone si dimostrò talmente impressionato dalla capacità del suo subordinato di guidare i reparti sul campo di battaglia, eseguendo complesse manovre e contromanovre sotto il fuoco nemico, che decise di nominarlo Maresciallo dell'Impero sul campo di battaglia e, poco più di un mese dopo, duca di Taranto.
       Dopo aver servito con onore in Spagna, nella campagna di Russia e in quella del 1813 in Germania, Macdonald venne severamente sconfitto dal maresciallo Bluecher a Katzbach (26 agosto).
       Dopo aver partecipato alla rovinosa battaglia di Lipsia, Macdonald entrò duramente in contrasto con Napoleone, nei confronti del quale - a differenza di molti altri marescialli - non aveva mai dato prova di particolare timore o piaggeria. Nell'aprile del 1814, egli fu uno dei marescialli che consigliarono all'imperatore di arrendersi e, in ossequio a tale comportamento, l'anno successivo, durante i Cento Giorni, rifiutò di rinnegare il giuramento di fedeltà prestato ai Borboni e di rimettersi al servizio di Napoleone.
       Personaggio che una parte degli uomini della Grande Armée considerava alquanto strambo, forse per la sua grande passione per il violino (strumento che non pare suonasse in maniera troppo convincente), fu uno scozzese che riuniva in sé diverse peculiarità del suo popolo: estremamente impetuoso negli assalti, aveva un carattere difficile e una lingua talvolta troppo puntuta, incline al sarcasmo, ciò che lo mise più volte in contrasto con Napoleone, nei confronti del quale non poteva certo essere accusato di servilismo. Tuttavia, a differenza di molti suoi conterranei, era anche dotato di un feroce autocontrollo e di una capacità di non perdere la testa o di lasciarsi andare allo scoramento se le cose andavano male.
       Rispettato da tutti per la sua grande onestà personale e per le sue innegabili doti professionali, morì nel 1840, all'età di 75 anni

                                              Piero Visani