mercoledì 20 aprile 2016

"Naissance du Renzisme", par Angelo Tasca (et P. V.)

"Torino, 20 aprile 1925.

       Sono molto preoccupato per quello cui sto assistendo. La città è percorsa da scalmanati che urlano "cha cha chaone", che pare destinato a diventare il nuovo slogan del nascente regime.
       Naturalmente non ci sarà alcuna celebrazione della prossima ricorrenza del 1° Maggio. E, del resto, ci sarebbe da stupirsi del contrario. Il nascente regime è molto ostile ai lavoratori, i cui diritti ha colpito in ogni modo e, con l'attuale situazione del mercato del lavoro e dei livelli di disoccupazione, farà ogni sforzo per sottorappresentare la Festa del Lavoro, onde evitare di farsi del male da sé.
       Prima di arrivare a quella data, tuttavia, mi chiedo come si possa fare, sui giornali del regime, tutto questo gran parlare di libertà, quando ormai sono tre anni che non si vota e a livello costituzionale è stato palesemente bocciato il sistema elettorale vigente. Mi chiedo quale tipo di sistema politico sia uno dove non si vota, dove la legge elettorale è stata dichiarata incostituzionale, dove tutti i grandi giornali cantano le lodi dell' "Uomo della Provvidenza" e dove i suoi seguaci più accesi non fanno che ripetere lo slogan demenziale testé citato.
        Sono preoccupato per il futuro di questo Paese e mi sa che presto dovrò riparare in Francia. Trovo grottesco che tutti i sostenitori del nuovo regime si riempiano la bocca di parole come "liberazione" da quelli precedenti e non si rendano conto (o cerchino di occultare) che, in quanto a libertà, siamo messi davvero male: in effetti, si parla insistentemente della creazione di un "partito della Nazione" all'interno del quale convergeranno tutti quanti hanno interesse, anche da posizioni diverse, che il nuovo regime si consolidi.
       Ma anche il clima generale non mi piace: proprio ieri, in fondo a via Po, mentre ero in compagnia di un mio vecchio professore del liceo "Gioberti", un gruppo di scalmanati sostenitori del governo ha cercato di obbligarci a urlare con loro "cha cha chaone". Non lo abbiamo fatto, ma ce la siamo vista brutta.
      Più che mai mi preoccupa l'atteggiamento dei miei compatrioti: non pare importargli nulla di nulla; fanno qualsiasi cosa venga loro chiesto, per cinismo, per 8 lire in più di salario, per servilismo, per non essere disturbati nella loro routine quotidiana, fatta come al solito di niente. Non capisco questa Italia, sempre così uguale a se stessa: ieri con la monarchia costituzionale, oggi con questo regime, domani con chissà quanti altri, di regimi. Sono disgustato."

                                                              Piero Visani