Sarebbe interessante sapere che cosa ha sottoposto la mia vita, fin dall'adolescenza, a così notevoli complicazioni. Sarò stato un criminale nelle vite precedenti? Avrò vinto a qualche lotteria e ora devo scontare la fortuna avuta?
Per qualche decennio, questi interrogativi mi hanno tormentato, anche a seguito di vicende personali non sempre divertenti. Poi, intorno ai 60 anni e a seguito di altre vicende non propriamente simpatiche, ho deciso che non mi sarei arrabbiato più per nulla e che non avrei mai più accettato la farsa di considerarmi vivo. Ora mi considero, nella peggiore delle ipotesi, una voix d'outretombe e, nella migliore, un soggetto postumo. Formalmente, sono immerso nella realtà; in sostanza, chissà dove sono. Tutto ciò che ho visto e che vedo mi fa orrore, ma non è un orrore politico, è un orrore umano: è un sentimento di estraneità a tutto, che vivo con una certa serenità, perché ho rinunciato da tempo a ritenermi vivo.
Potrei scrivere molte pagine su questo tema, ma sarebbero noiosissime e totalmente autoreferenziali. Dunque vivo chiuso in me stesso e mi attengo al principio del never complain, never explain, che non dovrebbe annoiare alcuno. Il resto è silenzio e lento scivolamento verso la morte, o verso la vita (non quella eterna, non ho fedi).
Piero Visani