Senza alcuna intenzione di paragonare lo sport, e più in particolare il calcio, alla vita, e dopo aver premesso che Ranieri, come allenatore, mi piace meno di Allegri (il quale, peraltro, dopo la svolta che gli ho visto fare nel trattamento dei calciatori, mi piace un miliardesimo di millimetro di più), sono lieto di riconoscere che l'impresa che l'allenatore romano ha compiuto portando il Leicester a vincere la Premier League è un assoluto capolavoro, del quale farà bene ad andare orgoglioso per il resto della sua vita, visto che si iscrive di diritto negli annali del calcio.
Se poi penso a chi è arrivato secondo e alla sua tifoseria, sono ancora più lieto, poiché è una doppia dimostrazione che, nel calcio come nella vita, nessuna missione è impossibile, perfino senza "un piccolo aiuto dagli amici" e clamorosamente soli, e che i soldi sono importanti, importantissimi, ma non sempre decisivi.
In un mondo come quello attuale, la vittoria di una squadra di "underdog" rappresenta un fortissimo viatico esistenziale per chiunque. Una volta di più, "là ove c'è una volontà, là c'è una via!".
Anche se Nietzsche non avrebbe certo amato essere coinvolto in vicende così plebee come quelle calcistiche, il suo volontarismo superomistico resta il più formidabile degli insegnamenti: in un mondo di pecore e iene, il lupo può fare sempre molto. In 99 casi su 100 perirà, senza particolari problemi, visto che l'aveva messo in conto fin dall'inizio. Nel centesimo, scriverà la Storia, l'unica cosa che serve fare davvero...
Piero Visani