Quando lessi questa frase di Nietzsche - "giacché noi siamo dalla nascita gli amici giurati e gelosi della solitudine, della nostra più profonda, notturna e insieme meridiana solitudine: - uomini di questa natura siamo noi, gli spiriti liberi" ("Al di là del bene e del male") - credo di aver avuto quattordici anni. Fu il mio viatico per sopportare introversioni personali, difficoltà relazionali, delusioni sentimentali, problemi di vita e di lavoro.
Oggi, a mezzo secolo di distanza, continuo a interrogarmi se tale passo mi fosse piaciuto in sé o perché serviva a giustificare tutte le mie problematiche esistenziali.
Non ho ancora trovato una risposta definitiva, ma credo che la solitudine sia per me un'esigenza molto profonda. Ho scoperto a mie spese che è molto meglio stare soli che male accompagnati, dunque la coltivo come un fiore, come garanzia di integrità da aggressioni gratuite e ferite profonde.
Tuttavia, non disdegno le buone compagnie, preoccupandomi solo di accertare, in via preliminare, che le visioni del mondo siano le stesse, e solide le empatie. E non mi chiedo più se è il carattere ha forgiato l'ideologia o l'ideologia il carattere. E' del tutto evidente che la risposta prevalente (ma non definitiva) che mi do è la prima. Ed è una bella soddisfazione esserci arrivato, infine, poiché mi rende molto affezionato ad entrambi: carattere e ideologia (con la seconda da intendersi come un personalissimo prolungamento del primo).
Piero Visani
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