Molte sono le visioni della politica, e tutte ovviamente legittime, però una non mi convince in alcun modo: quella per cui occorra piegarsi a qualsiasi compromesso per vincere.
Sono convinto esattamente del contrario: se si vince sulla base di soluzioni compromissorie, si avranno politiche compromissorie.
Il cosiddetto centrodestra è stato al governo per parecchi anni, nell'ultimo ventennio. Potrei dire che sarebbero servite metapolitiche, ma, conoscendo il personale politico del centrodestra, sarebbe solo perdere tempo. Posso però dire, da osservatore esterno, che non ho mai visto uno straccio di politica che potesse definirsi in qualche modo alternativa. Solo grande attenzione alle poltrone ed estremo impegno a non ledere le metapolitiche altrui, quelle del pensiero dominante, che infatti è sempre rimasto di Sinistra. L'esempio più evidente di tutto ciò sono le missioni militari all'estero o le politiche fiscali, rimaste assolutamente votate a metapolitiche di Sinistra anche durante i lunghi anni di governo del Centrodestra.
Il mio personale interrogativo è il seguente: ma che senso ha vincere con le idee altrui, o inquinando e compromettendo le proprie? Per me non ne ha alcuno ed è quasi una semplice azione di eterogenesi dei fini: non è che mettendo glutei di centrodestra sulle poltrone del potere cambi qualcosa, nella politica italiana. Sono le idee e le prassi politiche che dovrebbero cambiare, ma nulla di tutto questo è mai accaduto.
Personalmente, ritengo che, per una formazione politica, vincere con le idee e le prassi altrui sia un dramma, non una vittoria, a meno che non si ritenga una vittoria sedere su certe poltrone per interposta persona e fare politica per contro dei propri nemici.
Ancora più divertente è l'appello al moderatismo, magari a un "ragionevole moderatismo". Quello che ci serve, nella situazione italiana attuale, è la più immoderata e irragionevole delle politiche, altrimenti, per il moderatismo italiano, Renzi va benissimo: è l'uomo della "gravitazione al centro medico" e non propone altro che l'unica politica italiana di sempre, gli affari. Non è vietato volerne fare, è solo un po' ridicolo sostenere che arrivare a fare, al posto di Renzi, le politiche renziane, equivalga a "vincere": vincere che?
La mia personale opinione è che serva invece un lungo e intenso lavoro metapolitico, nel corso del quale crescere una gioventù che abbia orrore per i valori correnti e dominanti. Quello per me è fare politica, il resto sono piccoli giochetti per "cacciatori di poltrone". Non avendo mai avuto una carica pubblica in vita mia, credo di poterlo affermare senza tema di smentita.
La cosa che ho sempre odiato di più sono i compromessi e il fare le politiche degli altri: esattamente quello che ha fatto, per un ventennio, la Destra italiana. Non a caso, ne sono uscito nel 1996 e non ci tornerò mai più, ma neppure mi sento di Destra. Ragionare nel 2000 con le idee del Novecento - e per di più con le idee di tutti i moderati alla ricerca di cariche, carichette, appaltini e appaltuzzi - è assolutamente (e tristemente) divertente. Sono sufficientemente bravo da farmi gli affari da solo, senza voler appoggiarmi sugli altri o voler rubare loro... e chiamarlo "politica"!
Piero Visani