Sole bruciante. Strade bollenti. Primi caldi. La fastidiosa sensazione del risveglio di coloro che - da brave piante - nutrono una concezione "botanica" dell'esistenza e si ridestano ai primi soli primaverili.
Il viaggio - da solo o in compagnia - è sempre un momento ideale di riflessione. C'è molto tempo, infatti, per osservare, per approfondire, per interrogarsi. Anche se si ama una guida non propriamente lenta, il tempo c'è.
Cresce il senso di estraneità, a tutto, a tutti. Dentro la cellula atomistica della mia auto, guardo a un mondo che non capisco. Non riesco nemmeno a dire che non capisco più, perché in realtà non l'ho mai capito.
Mi sono sempre sentito estraneo a tutto e, con il passare degli anni, questa sensazione è aumentata. Non ho strumenti di riconoscimento, non ho neppure modelli, o archetipi. Vorrei cessare di soffrire, ma non so se accadrà molto presto.
Tutta la mia vita è stato un tentativo di portare me stesso là ove ritenevo fosse giusto e confacente a me. Ho coltivato sogni, che ho dismesso nel momento in cui mi sono accorto che avevo poco a che fare con la maggior parte delle persone. Quando ho raggiunto tale definitiva consapevolezza, diciamo intorno ai 55 anni, mi sono preoccupato solo di trovare delle vie di fuga, a livello lavorativo, umano, relazionale.
Il passaggio fondamentale è stato quando ho smesso di considerare negativamente il fatto di sentirmi - e probabilmente di essere - un alieno e ho cominciato invece a valutarlo positivamente. Non potendo "telefonare a casa", come E.T., ho cercato rifugio nella selettività: dei lavori, delle situazioni esistenziali, dei rapporti umani. Ho tentato di trovare quei pochi con cui condividere gioie, dolori, sentimenti, passioni.
Non è stata un'esperienza facile, non è neppure finita; semmai è un percorso di formazione che consiste essenzialmente nel ricercare, su questa Terra, coloro che si sentano alieni come mi sento io.
Posso dire che mi è andata abbastanza bene: ho trovato persone di valore, che condividono la mia visione del mondo. Con esse mi relaziono, ad esse mi appoggio. La qualità dei rapporti umani è diventata il mio principale obiettivo esistenziale. Il resto lo faccio, ovviamente, perché devo lavorare per vivere, ma vorrei che la mia esperienza su questa Terra si concludesse dopo aver conosciuto soggetti come me, introspettivi, analitici, profondi e sinceri. Sono stato immerso in un universo di falsità, futilità e ricerca di profitto che mi ha francamente annoiato. Voglio solo verità. Ho già ascoltato tutte le menzogne del mondo e mi hanno prima disgustato, poi annoiato.
Piero Visani
Cresce il senso di estraneità, a tutto, a tutti. Dentro la cellula atomistica della mia auto, guardo a un mondo che non capisco. Non riesco nemmeno a dire che non capisco più, perché in realtà non l'ho mai capito.
Mi sono sempre sentito estraneo a tutto e, con il passare degli anni, questa sensazione è aumentata. Non ho strumenti di riconoscimento, non ho neppure modelli, o archetipi. Vorrei cessare di soffrire, ma non so se accadrà molto presto.
Tutta la mia vita è stato un tentativo di portare me stesso là ove ritenevo fosse giusto e confacente a me. Ho coltivato sogni, che ho dismesso nel momento in cui mi sono accorto che avevo poco a che fare con la maggior parte delle persone. Quando ho raggiunto tale definitiva consapevolezza, diciamo intorno ai 55 anni, mi sono preoccupato solo di trovare delle vie di fuga, a livello lavorativo, umano, relazionale.
Il passaggio fondamentale è stato quando ho smesso di considerare negativamente il fatto di sentirmi - e probabilmente di essere - un alieno e ho cominciato invece a valutarlo positivamente. Non potendo "telefonare a casa", come E.T., ho cercato rifugio nella selettività: dei lavori, delle situazioni esistenziali, dei rapporti umani. Ho tentato di trovare quei pochi con cui condividere gioie, dolori, sentimenti, passioni.
Non è stata un'esperienza facile, non è neppure finita; semmai è un percorso di formazione che consiste essenzialmente nel ricercare, su questa Terra, coloro che si sentano alieni come mi sento io.
Posso dire che mi è andata abbastanza bene: ho trovato persone di valore, che condividono la mia visione del mondo. Con esse mi relaziono, ad esse mi appoggio. La qualità dei rapporti umani è diventata il mio principale obiettivo esistenziale. Il resto lo faccio, ovviamente, perché devo lavorare per vivere, ma vorrei che la mia esperienza su questa Terra si concludesse dopo aver conosciuto soggetti come me, introspettivi, analitici, profondi e sinceri. Sono stato immerso in un universo di falsità, futilità e ricerca di profitto che mi ha francamente annoiato. Voglio solo verità. Ho già ascoltato tutte le menzogne del mondo e mi hanno prima disgustato, poi annoiato.
Piero Visani