Ufficio postale dell'area torinese.
In coda per aiutare un parente anziano al disbrigo di una pratica
Coda molto lunga, circa 20 persone.
Una "signora" entra, vede la fila e si deprime, ma poi riconosce un'amica in fila proprio davanti a me, si avvicina, supera me e l'anziano che accompagno, e si mette a conversare "amorevolmente" con l'amica (o magari semplice conoscente...).
So già quale sarà il seguito, ma è troppo divertente viverlo.
Arrivati al turno della signora che era davanti a me, l'amica non rincula al suo posto nella fila, ma rimane saldamente attaccata alla sua "benefattrice" e, non appena la medesima ha concluso la propria operazione, tenta di avviare la sua, avendo saltato solo una quindicina di persone in coda...
Intervengo e le faccio notare la scorrettezza, ma scopro che tutte le colpe sono mie:
"come mai è così nervoso anche di sabato?"
"Ci vorrebbe più pazienza!"
"Come mai è così aggressivo?"
"Qui ci conosciamo tutti e ci vogliamo bene" (a quel punto riesco a frenare a stento le lacrime, ma con sforzo sovrumano le trattengo...).
"In effetti" - ribatto - "non faccio parte di questa comunità e ci terrei a continuare a risultarvi estraneo..."
Non capisce ovviamente la battuta - non sempre gli uffici postali sono frequentati da normodotati - e si accinge a completare la sua modesta furbata. Qui mi soccorrono gli dei, o l'Astuzia della Ragione: il Bancomat dell'Ufficio oggi non funziona...
Sogghigno, lei schiuma di rabbia. Se ne va brontolando e dicendo: "vada a fare la morale ai politici, non a noi poveretti...!".
Ne deduco che la maggior parte dei politici italiani abbia formato la propria etica negli uffici postali...
Siamo un popolo totalmente amorale: offrite a molti un'occasione di fottere il prossimo e la coglieranno. Punto.
Piero Visani