Ho passato la domenica ad aiutare un amico che ha casa di proprietà e una ricchissima biblioteca "imbullonata" ai muri della casa stessa, per oltre 15.000 volumi.
L'amico in questione - attento esegeta della follia, ovunque si manifesti - ha scoperto che l'Agenzia delle Entrate è da qualche tempo solita sostenere che, se all'interno di un immobile di proprietà sono presenti strutture "bullonate", esse tenderebbero ad acquisire, per loro stessa natura (sic), "requisiti di immobiliarità" e a diventare - come tali - soggette a IMU.
Il mio amico, che è tanto goliardo quanto i "volonterosi carnefici" sono ormai in manifesta crisi di follia (non solo a caso o per intrinseca demenza, ma perché sottoposti a terribili stress dal potere politico, in modo che rastrellino di tutto e di più, per vedere se si riesce in qualche modo a tamponare la crescita irresistibile del debito pubblico), mi ha costretto ad armarmi di cacciavite e chiave inglese per "sbullonare" tutto e sottrarre la splendida biblioteca al pericolo di far crescere esponenzialmente il valore catastale dell'immobile e dunque le depredazioni del medesimo.
Amari i nostri commenti, mentre lavoravamo sotto il sole domenicale: "Se siamo ridotti a usare cacciavite e chiave inglese in questo modo, è proprio perché non siamo altro che pecore vili". Infiniti, in effetti, gli usi più creativi delle medesime.
Se qualche statalista non pentito (l'Italia ne è piena, ahimè) pensa che io stia esagerando, si legga cortesemente l'inchiesta di Stefano Carli sulla prima pagina del supplemento "Affari e Finanza" de "la Repubblica" di oggi. E' chiaro infatti che un Paese che accetta passivamente queste disposizioni non solo non ha futuro, ma ormai si è giocato anche il presente. L'unica speranza, a questo punto, è che si giochi anche il passato, così non ci sarà più nessuno a rompere i marroni con una farsa tragicomica (ma più tragica che comica) che qualche romantico e molti distratti si ostinano a chiamare Italia, mentre fa torto perfino alle iniziali di Winston Churchill. E si ostina pure a prendersi sul serio, anche se è solo un'oscena farsaccia.
Piero Visani
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