Uno dei momenti più topici delle fasi di transizione politica, in particolare di quelle di profonda transizione politica, è quello in cui aumenta esponenzialmente il numero delle scimmiette, quelle che non vedono, non sentono, non parlano.
Una persona di normale intelligenza ha di fronte a sé sconvolgimenti epocali, schifezze non meno epocali, ruberie altrettanto epocali, e si sente dire - nella migliore delle ipotesi - che "Hitler è alle porte!". Allora pensa, nella sua infinità ingenuità: "bella immagine metaforica sui rischi connessi all'avvento di una nuova forma di totalitarismo" e si deve subito ricredere. No, gli sciocchini che stanno inveendo contro lo "zio Adolf" non stanno parlando delle dinamiche del totalitarismo, ma di qualcuno che potrebbe incarnarlo nei dettagli, tipo un Donald Trump con i baffetti.
Sulle storture della democrazia totalitaria, silenzio assoluto: o non la si vede, o non la si sente, o si preferisce non parlarne...
Molti teorici, anche seri, che discettano sul ruolo innegabilmente forte dell'invidia sociale, in politica e non solo, risultano sempre stranamente silenti su un ruolo ancora più forte di quello teste citato: il ruolo della satollaggine sociale, quel sentirsi belli e soddisfatti del proprio status agiato, beati possidentes contenti della propria condizione e decisi a chiudere gli occhi di fronte a tutto e a tutti pur di non modificare uno stato di cose che fa loro comodo, tanto comodo...
Nulla da rimproverargli, sono cose della vita. Però sarebbe interessante sapere perché, se uno ha il dente avvelenato con le storture del mondo, è socialmente invidioso e populista, mentre, se si rigira compiaciuto nei propri averi, è un bravo borghese moderato e "illuminato", un "benpensante" di cui il Paese ha innegabilmente bisogno. Senza dover citare qui la celeberrima invettiva gaberiana sulla natura scrofoide dei borghesi, ceto sociale da cui proviene anche chi scrive, ma che gli ha sempre fatto orrore anche quando era molto meno povero di oggi (non foss'altro perché le mie idee politiche NON vanno a tassametro...), è patetico e struggente notare come - pur di salvaguardare uno straccio di tali possessi, ormai esposti a depredazioni politico-burocratico-criminali di ogni specie - il borghese odierno sia preoccupatissimo di dare mostra della sua sempiterna consapevolezza di vivere "nel migliore dei mondi possibile". Gli altri - lui lo sa - sono peggio e, se osi obiettare qualcosa, sarai fatto oggetto di insostenibili carichi di degnazione, sarai guardato con l'aria del figlio scemo (e il borghese, si sa, di idiozia e scempiaggine è un autentico esperto...).
Se poi ti azzardassi a dirgli: "guarda che siamo nel bel mezzo di un mutamento politico-economico e culturale epocale", lui negherebbe tutto e tratterebbe le tue tesi - come ha sempre fatto, del resto - quale frutto tardivo della tua costante appartenenza a una lunatic fringe. In parole povere, "mica è colpa mia se tu sei pazzo...!".
La gente muore di fame e di freddo, i migranti muoiono annegati, i soggetti privi di lavoro e di futuro si suicidano, ma il borghese è sempre contento, ha sempre fiducia nelle nuove prospettive che si apriranno a breve: basterà non essere pessimisti, non fare i gufi, non dare ascolto ai profeti di sventura e - ultimo ma non minore... - mantenersi ben allineati e coperti rispetto ai potenti e ai potentati di turno, e il giochetto (ripetuto tante volte nel corso dei secoli, sempre con ottimi risultati) potrà essere messo in pratica ancora una volta. Dopo tutto, da sempre i padroni sono soliti gettare qualche briciola ai servi e chi, più di un borghese, possiede una natura innegabilmente servile e - soprattutto - indissolubilmente legata alla "roba" di verghiana memoria?
E' belle prendere lezioni di comportamento da questa "eletta schiera", è come avere lezioni di sesso dalla regina delle meretrici. Non sarà granché virtuosa, ma certamente ci saprà fare. Per cui, se hai bisogno di pratica, te ne insegnerà molta...
Piero Visani