giovedì 24 novembre 2016

Una vita difficile


       Nelle vicinanze dell'abitazione torinese di mia madre, c'è un'istituzione assistenziale che, a mezzogiorno, distribuisce un pasto caldo a chi ne faccia richiesta. Per anni (mia madre abita colà da circa un trentennio), quella mensa è stata davvero poco frequentata, in genere da disadattati e persone con problemi psichiatrici. Da circa sette-otto anni, per contro, la coda si è allungata e il numero delle persone che la compone si fa ogni giorno più nutrito.
       La percorro lentamente a piedi, quella coda; osservo i volti, le nazionalità, le espressioni di chi ha perduto ogni speranza e ogni volontà di lottare. Guardi spenti, miseria di ogni tipo.
       Utilizzo questa "allegra" passeggiatina quasi quotidiana per alimentare ("alere flammam"...) il mio infinito amore per il capitalismo, quello che rende tutti più ricchi, allegri e felici. Solo a Mosca, nei miei non brevi soggiorni della prima metà degli anni Novanta, avevo visto tanta "felicità" raccolta in così poco spazio.
       Si affollano soggetti residuali, protagonisti di esistenze residuali, non appartenenti alla criminalità politica e/o organizzata (ammesso e non concesso che esista una differenza tra le due), dunque - nell'"isola felice" dell'Europa comunitaria - votati al disastro individuale più totale. 
       La feccia borghese evita accuratamente quella parte di marciapiede (a Torino si dice che "non fa fine" essere così) e questo è indubbiamente un vantaggio, perché almeno così si respira... Tuttavia si comprende tutta la miseria politica, intellettuale ed umana di una classe politica che non capisce il potenziale di cui potrebbe avvalersi (perché non ci sono solo anziani, nella lunga fila, ma giovani, extracomunitari, disperati di vario tipo). Tutti soggetti cui è stata comminata una condanna alla morte civile, nel più definitivo e irreversibile dei modi. Chi vede violenza solo nelle guerre e nei conflitti armati è uno dei più tragici mentitori che esistano a questo mondo; un bugiardo con atteggiamenti da avveduto e "illuminato" sapiente, ovviamente nutrito di squisita sensibilità democratica. Chiaro che non passa mai da un posto come questo e, se per disgrazia gli capitasse, cambierebbe sicuramente marciapiede. Io invece ci passo, non nascondo mai la testa sotto la sabbia semplicemente perché sono del tutto privo di propensioni borghesi alla sodomia, comminata o subita. E poi vedo spunti che mi rendono ottimista, perché fame e disperazione sono fantastiche consigliere, e crescono, crescono, lievitano in mezzo a "interessantissimi" discorsi su consultazioni referendarie e sistemi elettorali... Come direbbe maestro Battiato, "il giorno del giudizio non ti servirà... una scheda"...

                                 Piero Visani