Sì, il giorno dopo sarà il 5 dicembre e, chiunque avrà vinto la consultazione referendaria, dovrà fare i conti con un Paese indebitato fino al collo (e il cui debito pubblico cresce alla velocità del tuono), con livelli di produttività infimi, con un'economia in grave difficoltà e sempre più in mano a potentati esteri, con standard assai bassi di innovazione tecnologica e di apertura al futuro.
Il dilemma, per chiunque vincerà, sarà tragico: per poter sopravvivere politicamente, dovrà mentire riguardo alla situazione esistente; in caso contrario, perderà ogni tipo di consenso. E sia mentire sia ricercare consenso con mance e regalie varie porteranno questo Paese al collasso definitivo: dall'Italia alla deriva di cui ha appena scritto da par suo il mio amico Augusto Grandi all'Italia allo sfascio senza ritorno. La fase "di ferro" in cui i fatti avranno duramente e definitivamente ragione delle parole.
La partita più importante sembra essere quella del 4 dicembre: non lo è, non lo è affatto. La partita più importante è fare i conti con noi stessi e il sistema perverso e insostenibile che ci siamo inventati per circa una generazione e mezza, dato che produceva consenso popolare per un sistema politico di ladri e criminali (politici e no). Di questo non ha parlato e non parlerà quasi mai alcuno, perché ne hanno tratto giovamento in tantissimi, ai vertici come alla base della società. Chiunque vinca, avrà l'ingrato compito di resuscitare un Paese morto. Auguri!
Piero Visani