Esco dal mio club di tennis dopo due ore di gioco relativamente intenso e mi imbatto - in uno degli spazi comuni - in una specie di manifestazione referendaria in favore del "sì". I soliti buoni borghesi, tonnellate di buon senso sparso come Elio e le Storie tese spargono "Shpalman", continue esortazioni a rifuggire "i salti nel vuoto", descrizioni di Beppe Grillo da cui Adolf Hitler e Donald Trump uscirebbero in odore di santità.
Pur provenendo da famiglia piccolo borghese, ho un "amore infinito" per la borghesia, che risale ai miei anni del liceo. E la vedo lì, dipanarsi tutta "perbene" (con la b, ovvio, non con la p...) davanti ai miei occhi, attenta alla "stabilità", alla "governabilità", al portafogli. Mi assale un'ilarità irrefrenabile, paiono protagonisti di una gag di Crozza (o di chi per lui). Sudo, tanto è il buonsenso che pervade l'atmosfera della stanza. Un po' resisto, perché è troppo divertente, ma ho un problema personale assai grave: il mio odorato è finissimo e qui il fetore di borghesia è talmente forte che attirerebbe Luis Bunuel per girare un qualche nuovo film sulle virtù storiche della medesima (o sul suo fascino discreto...).
Cammino verso la mia auto evitando il tanto fango residuo delle piogge dei giorni scorsi e tuttavia, per quanto melmoso, è poco o nulla rispetto alla melma "umana" con cui mi sono appena mescolato.
Preciso che non me ne importa granché del sì o del no. Se votassi, voterei no, ma detesto la democrazia, non mi abbasso a quei livelli da stalla, dove uomini e topi hanno entrambi diritto di voto. Ritorno tranquillo al mio eremo. Non mi serve altro. Con certi soggetti si fa nulla.
Piero Visani