Caspita, l'ho pensato relativamente a tutti i presidenti della Repubblica italiani, compreso Francesco Cossiga, per il quale ho lavorato per due anni, e non solo nessuno mi ha mai preso sul serio, ma neppure io ho mai pensato che il mio voto, quando ancora lo esprimevo, potesse contare più di altri. Tanto è vero che - ostilissimo al suffragio universale - mi sono ritirato nel mio eremo.
Ora scopro con piacere che ho molti seguaci, ma scendono in piazza...
Quando ero bambino, incavolato nero per essere stato respinto alla selezione dei "pulcini" della Juventus (avevo 12 anni), mio padre mi disse: "se partecipi a qualunque forma di competizione, sappi che puoi vincere, ma puoi anche perdere. Se non ne prendi atto, sei solo un moccioso viziato!".
Fu così che presi in mano il "Trattato del ribelle" di Ernst Juenger, nonostante l'età molto giovane, e il ribelle è stato - da allora - il mio archetipo esistenziale.
I presidenti della Repubblica italiani continuano "a non essere il mio presidente", ma io, non avendo ambizioni politiche, mi sono semplicemente dimesso da italiano. Facile, no?
Piero Visani