mercoledì 30 ottobre 2013

Positività e negatività

       Poco meno di un anno fa, una mia amica, valente psicologa, da me consultata per cercare di comprendere le ragioni di un mio forte disagio esistenziale, mi consigliò di smettere di spendere la mia personale positività nella rincorsa di persone intrise di negatività, rifiuto, chiusura, diffidenza, ostilità, e di cambiare radicalmente metro, cercando di incrociarmi con soggetti positivi. Ella, in particolare, mi consigliò di affrancarmi da quella che definì la mia personale "coazione a ripetere", vale a dire a riprodurre, nel corso del tempo, lo stesso modello di approccio a persone non sbagliate in sé, ma sbagliate per me, in quanto intrise di negatività e non di positività.
       Rimasi perplesso, in un primo tempo, perché non ritenevo di essere affetto da quella specie di sindrome, anzi pensai perfino che la mia amica avesse esagerato. Tuttavia, proprio nel cuore dell'estate, un evento - una mia apertura incocciata per l'ennesima volta nell'ennesima chiusura a riccio - mi convinse che, se non aveva ragione lei, certo comunque dovevo cambiare io, perché non potevo continuare così, passando da una mortificazione all'altra, da una sconfitta all'altra, da un rifiuto all'altro. La mia "coazione a ripetere" andava immediatamente e drasticamente bloccata. Basta correre dietro a persone che volevano solo farmi del male, consapevolmente o meno.
       Stavo ancora riflettendo su quali nuove strategie adottare, dopo aver chiuso drasticamente con il mio passato, mettendolo completamente da parte, quando la sorte, il destino, la fortuna o l'"astuzia della Ragione" di hegeliana memoria mi hanno immerso, nel giro di pochi giorni, in una situazione completamente nuova, dove tutta la positività che da me scaturisce ha trovato un immediato riscontro in un'altra positività e non nella solita lunga lista di negatività e chiusure.
       Ho colto l'attimo fuggente, ho raccolto l'esortazione della mia amica psicologa a innovare, non a ripetere, ed eccomi immerso in una vita nuova, dove non sono residuale, ma centrale; dove non sono un "signor Nessuno", ma una persona che conta; dove i rapporti relazionali sono veri, non falsi o interessati.
       Non ho nulla da recriminare rispetto al passato o alle persone incontrate. Ciascuna di esse avrà fatto ciò che riteneva meglio. Piuttosto, prendo atto con soddisfazione di essermi affrancato dalla mia personale "coazione a ripetere" e di aver incontrato subito, con notevole fortuna, chi mi ha insegnato che un mondo pieno di "sì" e di sorrisi veri è assai meglio di un mondo pieno di "no", di sorrisetti falsi e di attenzioni interessate ma non vere. E le sono grato, infinitamente grato.
                                        Piero Visani
                   

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