mercoledì 30 aprile 2014

La guerra delle banane

       La vicenda che ha avuto protagonisti i calciatori Dani Alves e Neymar, e la terribile canea che si è scatenata successivamente, è stata - ormai pare definitivamente acclarato - un perfetto esempio di "virtualità reale", una strategia mediatica molto più sofisticata e compiuta della realtà virtuale.
       Come tutte le forze storiche che combattono le guerre del passato, e non quelle del futuro, la Destra politica (definizione che aborro, ma che serve a intendersi) arriva sempre buon'ultima a comprendere che la "fattualità" e la realtà oggi contano pochissimo, in quanto l'immaginario collettivo è dominato dalla virtualità. Il che è normale, dato che oggi "tutto ciò che sembra vero E' vero".
       A parte la premessa - scontata - che chi tira le banane per manifestare il proprio disprezzo di tipo razzistico farebbe bene a chiedersi che cosa sta facendo, e perché, costui dovrebbe chiedersi altresì, nella propria debordante genialità, se, nel farlo, egli non stia regalando ai propri avversari una straordinaria occasione di speculare politicamente e culturalmente a suo carico.
       Così infatti è puntualmente avvenuto: poco importa se i tiratori di banane erano veri o falsi, la sceneggiata successiva era stata accuratamente preparata e si è rivelata un trappolone di portata galattica.
       Personalmente, ritengo che il razzismo biologico sia altamente detestabile, ma, nel caso ritenessi che no, la prima cosa di cui mi preoccuperei sarebbe quella di non diventare la vittima sacrificale (e lo zimbello...) dei miei nemici. Ma forse questo è pretendere troppo dalla Destra politica in generale, almeno per come l'ho conosciuta io...
       Detto questo, sarebbe opportuno anche riflettere sul fatto che la "guerra delle banane" apre autostrade a chi voglia combatterla con intelligenza e armi nuove, e non con i soliti gesti da "bingo bongo" (quelli così cari a certi geni ed esegeti della "white supremacy"...).
       La prima e più straordinaria di queste è che il "pensiero unico" che domina la cultura attuale è, oltre che assai totalitario, pure intrinsecamente razzista, in quanto ammette solo la genia dei "benpensanti" e a tutti gli altri nega il diritto di esistere. L'essenza teorica del pensiero democratico, vale a dire la frase di Voltaire per cui "non condivido le tue idee, ma sono disposto a morire per difendere il tuo diritto a professarle", è stata sostituita dal DOVERE (che non è un DIRITTO...) di avere un'unica idea, quella della cultura dominante, pena conseguenze quelle sì razzistiche, vale a dire di emarginazione (anche molto concreta) dal consesso "civile".
       Accostarsi a tutto questo tirando banane e cadendo come scemi nelle trappole preparate da chi studia le guerre del futuro e non combatte quelle presenti con le armi del passato è una riflessione che - chissà...! - un giorno anche in certi ambienti si comincerà a fare. Per essere realmente nocivi alla cultura del "pensiero unico" e non ridicolmente strumentali ad essa, come oggi.
       La guerra della "virtualità reale" si combatte con nuove armi e con nuovi strumenti interpretativi. Poi - ovviamente - nessuno vieta di lanciarsi a petto nudo contro un carro armato, ma - si spera - senza farsi troppe illusioni sull'esito del gesto, che non è nobile, ma solo stolto.

                                                               Piero Visani

Poi... la bottiglia è vuota

       Colazione in un ristorante milanese "di tendenza", o presunto tale. Uno di quei locali in cui, se la cucina fosse a livello della spocchia, si mangerebbe divinamente bene...
       Sono ospite di un amico di una vita.
       E' un po' che non ci vediamo. Credo voglia qualche aggiornamento su certe vicende mie, ma l'uomo è di classe e non si lascerebbe mai scadere nel gossip da portineria.
       La conversazione scivola lieve, su argomenti di comune interesse, ma in verità mi sento un po' scrutato. Abbiamo un tema che ci unisce ma che preferiamo non toccare entrambi, da gentiluomini, e in effetti non lo tocchiamo, perché sarebbe inutile, oltre che controproducente.
       Parliamo di tutto, o quasi, e pian piano l'atmosfera si scioglie. Credo che lui sia interessato soprattutto a valutare se ci sono ancora elementi di potenziale frizione tra noi, ma in realtà non ve ne sono mai stati.
       Mi auguro vivamente che si renda conto che non ce l'ho mai avuta con lui per una questione di cui è stato involontario fattore scatenante. In passato, ne abbiamo anche parlato, ma ora non è assolutamente più necessario farlo.
        Sono certo che lo constati lui da solo ed è per questo che, in breve, la conversazione decolla e tutto ciò che poteva diventare un elemento di disturbo piano piano, per accostamenti progressivi e battutine ammiccanti, diventa una divertente e divertita rimpatriata tra due persone che possono tranquillamente permettersi di sorridere di certe vicende di vita. E lo facciamo, e non ci risparmiamo niente, e non ci teniamo dentro quello che volevamo e dovevamo dirci.
       Io so bene che lui - da persona squisita qual è - nutre un vago senso di colpa nei miei confronti, ma, senza dirglielo esplicitamente, gli faccio capire più che bene che non ha senso continuare a nutrirlo. Mi ha visto un po' ferito e sicuramente ne ha sofferto, ma ora mi vede sereno e felice, e certo non può non accorgersene, e non gioirne.
        Concludiamo il nostro pranzo abbastanza presto. Gli impegni di lavoro mi chiamano in un'altra parte della città. Come è sua abitudine, pare voler chiudere in qualche modo questo nostro incontro, con una qualche definizione che lo differenzi dal precedente, e dal successivo.
       "Vuoi un epitaffio, una frase di uscita?" - gli chiedo, conoscendone i piccoli tic.
       Non risponde ma sorride; un sorriso più eloquente di un assenso.
       Ci penso un attimo poi esplodo in un gucciniano: "Poi... la bottiglia è vuota!".
       Sorride. Ha capito tutto.
       Mi chiede malizioso: "Ma era piena...?"
       "No" - rispondo - "ma ci ho messo parecchio più del lecito ad accorgermene".
       "E ora?" - insinua ancora più malizioso.
       "Cerco - e trovo - solo bottiglie piene. Per vivere la vita e non limitarmi ad odorarne certe essenze molto artificiali".
       Sorride e mi stringe la mano. Le amicizie vere trionfano sempre su giochetti, trucchetti e falsità.

                                                                       Piero Visani

martedì 29 aprile 2014

Louis-Antoine de Saint-Just

       Un altro personaggio interessante: ozioso, libertino, elegante, ricercato, nobile ma ostile al suo ceto, giacobino e per nulla mite. Eppure capace di andare virilmente incontro al suo destino: la contraddizione come voluta, direi ricercata, dissonanza... Un capolavoro estetico, prima ancora che etico.

                                                             Piero Visani


lunedì 28 aprile 2014

Meteore

       Ci sono persone che piombano nella nostra vita, con accenti, impatto e celerità molto sostenuti; che la pervadono per un po' e che poi ne escono con la medesima velocità con cui ne erano entrate.
       Per tutto il tempo in cui ci furono - nella mia vita - non sono mai riuscito bene a capire che cosa volessero, perché il dialogo era superficiale, o proprio non era, e - a posteriori - invero quel dubbio fondamentale resta.
       Talora queste meteore hanno segnato in profondità le nostre vite, talaltra no, ma la domanda, nei due casi, resta sempre la medesima: ma che ci erano venute a fare, cosa cercavano, cosa speravano di trovare, cosa hanno o non hanno trovato?
       Non avremo mai risposta e, per parte mia, ho cominciato a pensare che non cercassero nulla, o cercassero soprattutto se stesse.
       La vita è strana, ma quello che sorprende davvero in alcune persone è l'incredibile superficialità con cui ti approcciano e poi scompaiono. In taluni casi - non in tutti, ovviamente... - non posso nemmeno dire che volessero qualcosa di specifico, ma i tempi lunghi, i rapporti non superficiali, gli scambi che non siano unilaterali sono diventati un'eccezione, non certo la regola.
       Personalmente, dopo esperienze del genere mi sento un po' più vuoto, ma da tempo penso che invece altre persone, da questi "snodi" esistenziali traggano addirittura arricchimento, per quanto tale affermazione possa apparire paradossale. Hanno visto la tua bancarella, la tua tanta o poca merce e, nel mercato della vita, la tua offerta - che in un primo tempo pareva facesse al caso loro, poi non l'ha fatta più.
       D'accordo, nessun problema, ma permettetemi di pensare che questa vita sia davvero un orrore, se concepita così, e di continuare ad accostarmi ad essa con altri occhi e altri intendimenti: la vita come scoperta, non come consumo... Per fortuna, non sono solo a pensarla così.

                                     Piero Visani



domenica 27 aprile 2014

Il Medioevo prossimo venturo (o già venuto?)


       Tra l'aprile e il luglio 2012, una "eletta schiera" di "geni della politica" ha approvato a larghissima maggioranza il cosiddetto "Fiscal Compact", vale a dire la riduzione del debito a un ammontare pari al 60% del PIL in 20 anni e l'obbligo del pareggio del bilancio pubblico a partire dal 2016.
       Da quel giorno, anche se tutti hanno fatto finta di nulla e certi partiti di centrodestra negano addirittura di averlo fatto..., il nostro Paese è economicamente defunto, visto che, o cresce in media del 3% anno, oppure annualmente i governi dovranno trovare dai 40 ai 50 miliardi di euro per risultare economicamente "virtuosi". E come faranno? Domandina facile facile: aumentando la pressione fiscale, notoriamente già molto bassa, no...?
       Una singolare convergenza tra "geni della politica" e "geni dell'economia" - tutti ovviamente eterodiretti e ben remunerati grazie a vitalizi e altro - ha prodotto un risultato che segna la fine dell'Italia, così come l'abbiamo conosciuta.
       Meglio ricordarselo ogni tanto e chiedere a ciascuno di noi: quanto fa 80 euro (lordi) al mese meno 50 miliardi di euro l'anno?
       Risposta: R.I.P., cioè Riposate In Pace. Amen.
       Se non si denunciano subito queste imposizioni, possiamo suicidarci tutti (a meno di non scegliere altre soluzioni...). Anzi non è nemmeno necessario: siamo già tutti morti in miseria, meno i detentori dei vitalizi, ovvio.

P.S.: en passant, su varie riviste internazionali si legge: "Ma cosa stanno facendo gli europei, sono rincoglioniti del tutto?" A quanto pare sì, assolutamente sì. Suicidio di massa.

                                    Piero Visani

E nei tuoi occhi che piangono, mille ricordi non muoiono...

       Famiglia di ristoratori. Età comprese fra i 45 e i 70 anni. Ci vado da tanto tempo, nel loro locale, ma non posso fare a meno di notare - così come loro - che la clientela è sempre più scarsa.
      La cucina che viene proposta è valida e senza fronzoli, con un eccellente rapporto qualità/prezzo e un'offerta assai vasta di cibi, in bilico tra carne e pesce.
       In questa sera di sabato, il locale è desolantemente vuoto e i pensieri non indulgono all'ottimismo. Ormai la chiusura è una prospettiva sempre più incombente. Accettare l'ineluttabile non è facile e non è cosa semplice vedere distrutta dalle politiche folli di governi e burocrazie esose una vita di lavoro. Dato fondo ai risparmi per mantenere in vita il ristorante fino a che è stato possibile, ora non è più possibile tenere aperto un decoroso locale borghese, poiché la clientela - alle prese con ben altri problemi - si è terribilmente assottigliata e il resto sono solo tasse, balzelli, adempimenti vari.
       Sui volti di queste quattro persone è dipinta la delusione di una vita che si sta concludendo con un'amara sconfitta e i discorsi, pur se dignitosi, sono quelli di persone che faticano a trattenere le lacrime.
       Sono sconcertato, avvilito, dispiaciuto. Nella mia città, come in decine di altre città italiane, molti esercizi, molte imprese di tutti i tipi e generi stanno chiudendo, nel dramma di una crisi che ovviamente non è una crisi, ma è la fase terminale del collasso di un modello di sviluppo basato sul furto, la burocrazia e un fiscalismo da rapina.
       Guardo le mani callose di queste persone, le loro espressioni desolate, la mancanza di ogni speranza, il senso di un mondo che sta loro crollando sotto i piedi e mi chiedo se i nostri politici e i nostri burocrati siano al corrente di questo terribile dramma umano e, in caso affermativo, se importi loro qualcosa di esso.
       Cerco una frase di commiato che sia decente, che dia loro un benché minimo afflato di speranza, ma mi anticipano: "stiamo facendo i documenti per trasferirci in Australia, dottore. Se qui ci vogliono morti - ed è innegabile che qui ci vogliano morti umanamente e lavorativamente - andremo a cercarci una vita e un futuro altrove. E' vero, siamo vecchi, ma non staremo qui a piangere sulle nostre tragedie, sulla morte di tutto un popolo. Andremo a cercarci il lavoro dove ce n'è, dove la nostra dignità di esseri umani è ancora rispettata, nei fatti, e non solo nelle parole".
       Stringo la mano a tutti, con affetto e partecipazione, lieto di questo sussulto d'orgoglio finale. Ci vedremo ancora per qualche mese, fino alla chiusura del locale, prevista per settembre, e alla loro partenza per l'Australia, prevista per fine anno.
       Sento nitidamente che stanno per fare quello che presto dovrò fare anch'io: trovarmi una nuova patria, visto che la vecchia mi vuole morto. Per me sarà più facile, perché il mio lavoro è diverso, ma vivo questi pezzi della mia vita che se ne vanno come un'amputazione e penso alla tristezza dei leoni che fuggono, per cedere il passo alle iene. No, neanch'io resterò a farmi massacrare qui, a vedere il dolore profondo di chi ha lavorato per una vita sbeffeggiato dai sorrisi soddisfatti degli esponenti di un regime di ladri, truffatori e tassatori. Se hanno una incrollabile fiducia nel futuro questi miei amici, se non si danno per vinti, non mi resta che imitarli: No Surrender.

                            Piero Visani

                     

sabato 26 aprile 2014

Tax, lies and videotapes

       In un aureo intervento sul "Corriere della Sera" di oggi, Piero Ostellino bolla l'ennesimo monstrum partorito dallo Stato italiano, lo "spesometro", evidenziando come questo crescendo di follia abbia una sola logica: dare ulteriori ragioni di vita a una categoria - quella dei "percettori" - sempre più mastodontica e improduttiva, che vive alle spalle di quei pochi "produttori" che si ostinano a rimanere in questo disgraziato Paese. E aggiunge - ragionamento assolutamente condivisibile - che 1) l'aumento della tassazione fa ovviamente aumentare l'evasione e la propensione alla medesima, in quanto nessuno è disposto a sacrificarsi per il bene della "casta" e dei suoi accoliti; 2) che l'Italia sopravvive solo grazie a una crescente evasione fiscale, visto che altrimenti sarebbe già ampiamente fallita.
       Disegniamo per un attimo lo scenario "ideale" tipico delle teorie dei "percettori": tutti pagano un carico fiscale sempre crescente e ovviamente si suicidano, falliscono, emigrano, trasferiscono le loro attività all'estero. Domanda: a quel punto su quali "produttori" si abbatterà il flagello dei "percettori"?
       Giustamente Ostellino nota che in Italia la cultura dominante, che è sinceramente folle, non si pone neppure il problema del fatto che le tasse gravano sui profitti, ma che, per potervi gravare, ci devono essere dei profitti, altrimenti, se diventiamo tutti incapienti, chi tasseremo...?
       E ancora più giustamente egli conclude che non solo il carico fiscale in questo Paese non diminuirà, ma certamente aumenterà, almeno fino al giorno in cui salterà tutto.
       Mi pare un'analisi assolutamente perfetta. Moriremo (presto) di finte virtù, di pseudo-virtù che vengono imposte ai sudditi mentre i potenti fanno tutto ciò che vogliono. Lo Stato - questo orribile Moloch - ora sta divorando noi, poi...  La questione del "poi" è comunque interessante: che faranno i "percettori", cominceranno a scannarsi tra loro, visto che non c'è più niente da tassare? 
          Il dramma storico dell'Italia contemporanea è che la situazione è disperata, ma mai seria, perché nessun Paese serio, che non fosse abitato da pecore, si lascerebbe "suicidare" da una banda di ladri e di folli burocrati. Il vero problema è che circa la metà di questo Paese vive sulle spalle dell'altra: non è solo la "casta", ma il sistema che essa ha messo in piedi per giustificare la propria esistenza e crearsi solide clientele. 
              "Non spingete, scappiamo anche noi...!"

                          Piero Visani


        
                              

Le "profumiere"

       Avere un'esperienza di incontro con una "profumiera" crea non pochi problemi e qualche arrabbiatura di troppo, ma, a gioco lungo, offre anche un notevolissimo vantaggio: abitua ad "annusare" e a riconoscere quel "profumo" forse prima per te sconosciuto, ma poi - dopo averlo respirato più o meno a lungo - noto, chiaro, inconfondibile, direi addirittura scopertamente palese.
       Da questo punto di vista, si tratta di un'esperienza altamente pedagogica, poiché, se ne hai fatta una, poi hai gioco facile ad accorgerti che le "operatrici" del ramo utilizzano gli stessi "profumi", le stesse patetiche tattiche, le stesse pseudo-seduzioni che non è mai possibile - ovviamente - andare a "vedere".
       E così ti ritrovi decisamente più scaltrito e certamente più abile nel distinguere il vero dal falso, le donne autentiche dalle proprietarie (ma più spesso semplici e modeste commesse...) di "profumerie".
       Per ragioni che ignoro, probabilmente molto più per fortuna che per mia abilità in materia, sono intercorsi circa trent'anni tra la mia prima esperienza in quel campo e l'ultima, e la mia colpa è stata - ovviamente - di essermi dimenticato della prima in un lasso di tempo tanto lungo, per cui sono cascato abbastanza scioccamente nella seconda. Ora però sono tranquillo, e non solo per il fatto che la mia seconda esperienza è relativamente recente, ma anche perché, tra trent'anni, ne avrò - se ci arrivo - 93. Anche ammettendo che io rimanga un "peccatore" impenitente, c'è un limite a tutto, ahimè, dunque credo di potermi considerare definitivamente al riparo da tali "splendide" creature. Io ho già dato e, in definitiva, non ho speso troppo e ho pure reso...

                         Piero Visani


venerdì 25 aprile 2014

The sensuous woman

       Quando la incontri, è la felicità. Nessun mercanteggiamento, nessuna noiosa contrattazione, nessuna necessità di dover insistere per tutto ciò che è naturale, nessun obbligo di persuadere chi è forse frigida, forse omosessuale, forse esitante, forse incapace di riconoscere ciò che vuole e ciò che no.
       Ci si conosce, e basta. Ed è desiderio comune, naturale convergenza di sensibilità e stimoli. E i sentimenti e le emozioni diventano atti reali, non assolvimento (o mancato assolvimento...) di obblighi sociali.
        Ho conosciuto un discreto numero di donne in vita mia, senza vantare chissà quali successi o chissà quali numeri. Poche, ma eccellenti. E posso dire che quelle sensuali sono una benedizione degli dei. Delle altre - da gentiluomo - dico nulla. Che poi è tutto quanto si possa dire di loro...

                                       Piero Visani


Napoleonica - 3

       Il 16 maggio 1811, ad Albuera, in Spagna, le forze inglesi di supporto alla resistenza spagnola contro Napoleone subirono un attacco di sorpresa da parte della cavalleria polacca al servizio della Francia (nel caso di specie, i famosi "Lancieri della Vistola").
       L'attacco colse di fianco e alle spalle i battaglioni della brigata Colborne e si risolse in un autentico massacro, in quanto i Lancieri della Vistola sorpresero i fanti inglesi mentre erano ancora in linea e non diedero loro il tempo di formare un quadrato. 
       L'azione si svolse sotto un terribile temporale, che impedì agli inglesi di aprire il fuoco, in quanto le micce dei loro moschetti erano fradice, per cui furono costretti ad affrontare le lunghe lance dei cavalleggeri polacchi solo con le baionette. 
       Il risultato di questa azione fu uno dei più rapidi disastri tattici della storia militare: la brigata Colborne perse, nel giro di pochi minuti, oltre 1.200 uomini su un totale di circa 1.600, comprese 5 bandiere, e i Lancieri della Vistola, grazie alle lunghe lance di cui erano dotati, si abbandonarono a una vera e propria mattanza di soldati inglesi.
       Successivamente, la brigata Hoghton dovette affrontare - praticamente da sola - tutto il peso dell'attacco francese e anche in questo caso gli inglesi persero oltre due terzi degli effettivi.
       E' rimasta celebre, nella storia militare britannica, l'esortazione lanciata dal colonnello William Inglis, del 57° Fanteria, ai suoi soldati di fronte alla furia dell'attacco francese: "Die hard, 57th, die hard!".
      Anche se il 57th Foot oggi non esiste più, l'evento è celebrato ogni anno come esemplare della tenacia militare britannica.

                                    Piero Visani

Nihil sub sole novi


       Il "grande cambiamento" promesso da Renzi appare straordinariamente antico. E' la ricetta dei suoi predecessori (e - prevedibilmente - dei suoi successori, finché ci sarà ancora un italiano con qualche soldo da farsi spillare): tasse, tasse, tasse, tasse, tasse e ancora tasse.
       La sua incredibile fortuna è quella di governare un Paese composto per una buona metà da complici e clienti (a vario titolo...) del sistema esistente, e per l'altra metà da un coacervo di pecore paurose e schiave, giustamente in fuga verso lidi più sicuri o rassegnate alla miseria.
       E' triste constatare che ci stiamo avvicinando alla fine e che non ci resta altro che la battaglia testimoniale o la fuga: la prima è nobile, ma serve solo a creare memoria per un futuro che non avremo; la seconda è una necessità, se si hanno famiglia, figli, interessi, voglia di futuro.
       Anche perché - non so se avete notato - ma in ambito UE nessuno parla più di futuro, ma solo di "fare sacrifici". Il futuro ce lo siamo giocato da tempo, eleggendo queste classi politiche.
       Ingrata patria, non avrai le mie ossa!

                                                 Piero Visani

giovedì 24 aprile 2014

Napoleonica - 2

      Uscita da Mosca in fiamme insieme alla "Grande Armée" napoleonica (19 ottobre 1812), l'attrice francese Louise Fusil - stella del teatro della capitale russa - fece la ritirata come ospite a bordo della carrozza personale del maresciallo Lefebvre, per meglio garantirne la sicurezza e l'incolumità.
       Il successivo 27 novembre, al momento del difficile passaggio del fiume Beresina, ella dapprima ebbe modo di vedere Napoleone, che incitò la sua scorta ad accelerare per metterla rapidamente al sicuro, poi si imbatté in Gioacchino Murat, re di Napoli, vestito in una rutilante divisa in perfetto stile con la vulcanica personalità che gli era propria.
      Con accento malizioso, la Fusil nota che, quando Murat la vide e i loro sguardi si incrociarono, il suo atteggiamento cambiò e, da professionale quale era stato fino a quel momento, divenne quello di un uomo esclusivamente interessato a farsi notare da una bella donna... Piccolo tocco di colore nel mezzo di un'immane tragedia.

                        Piero Visani


Il totalito...metro

       C'è ancora qualche "anima bella", in questo posto chiamato Italia (a proposito, io mi sento orgogliosamente apolide...), che non si accorge che stiamo finendo nel più totale dei regimi totalitari e che adesso, dopo il redditometro, il pluviometro, l'etilometro e quant'altro (il libertometro quello no, meglio evitare... eh?), arriva pure lo spesometro. Usque tandem? Fino a quando saremo così vergognosamente servi di gente che ha rubato di tutto e di più, e che a noi impone lo spesometro? Cosa succederebbe se - come in qualsiasi sistema di libertà - lo applicassimo a loro? Lo spesometro alla casta italica...? Da morire, non necessariamente dal ridere...

                       Piero Visani

lunedì 21 aprile 2014

I wish I were...

       Hank Moody è il mio personaggio di culto. E' ciò che avrei voluto essere e, per un insieme di circostanze - positive e negative - non sono stato. E' un coacervo di valori (pochi) e di disvalori (o almeno ritenuti tali, molti). E' assai superomista, e questo mi si confà, ed è parecchio amorale, nella logica in cui può essere amorale la "volontà di potenza" (che notoriamente non lo è mai...).
      In una parola, lo adoro e condivide il mio pensiero sulla divinità, quale che sia.

                                       Piero Visani


domenica 20 aprile 2014

Il perturbatore

       Qualche anno fa, una persona che aveva un discreto interesse a sviluppare una relazione professionale con me, ma non ne aveva invece alcuno a sviluppare una relazione personale, notando che io insistevo sulla seconda almeno quanto lei insisteva sulla prima, mi fece osservare che, per poter andare avanti bene su ciò che a lei interessava, occorreva eliminare il "perturbatore"...
       Sul momento, la cosa mi diede parecchio fastidio, al punto che, nell'istante in cui lei troncò decisamente la seconda - di relazione -, io troncai altrettanto decisamente la prima. Tuttavia, a distanza di anni, quella definizione mi è rimasta in mente e oggi le sono grato di avermela affibbiata.
       E' vero - aveva ragione - io sono davvero "un perturbatore": è una delle poche cose che so fare bene. Arrivo in una situazione, la valuto e poi mi metto immediatamente in azione per modificarla a mio piacimento. E la mia attività si fa tanto più fitta e instancabile quanto la situazione "da perturbare" mi aggrada, mi diverte, è conforme al conseguimento di miei obiettivi.
       Che bello épater les bourgeois, infrangere le loro piccole certezze, le loro stracche abitudini, la loro catena di interessi ben consolidati, le relazioni "inverse" che assomigliano tanto a quelle "normali", anzi sono addirittura più banali delle normali!
        E' vero, sono un perturbatore: un incallito, inguaribile e mai domo perturbatore. Mi piace questa definizione, ormai l'ho fatta mia, e continuerò a perturbare, tanto la quiete pubblica quanto soprattutto quelle private. Troppo divertente, troppo conforme alla mia natura. Continuerò a creare caos, da cui far nascere - nietzscheanamente - "stelle danzanti", o almeno una: la mia...

                    Piero Visani



sabato 19 aprile 2014

Proponimenti

       "Guai! Viene il tempo nel quale l'uomo non scaglierà più il dardo del suo desiderio al di là dell'uomo, in cui il crine del suo arco non saprà più vibrare. Io vi dico: bisogna avere ancora il caos in sé, per poter partorire una stella danzante. Io vi dico: avete ancora il caos in voi" (F. Nietzsche, "Così parlo Zarathustra. Un libro per tutti e per nessuno").
       Non vale e non conta niente - lo so - ma io il caos in me lo coltivo come un fiore.

                                  Piero Visani


Gli impermeabili

       Anche se l'omonima canzone di Paolo Conte dice: "Ma come piove bene sugli impermeabili, e non sull'anima", la mia speranza, quando piove, è che mi piova soprattutto sull'anima. Forse è per questo che, quando piove, cerco sempre di uscire, lieto che la pioggia possa avere, sulla mia anima, un effetto lustrale.
       L'ho fatto anche oggi, sotto la fitta pioggia che cade qui, nei dintorni di Torino, e che mi impedisce pure di giocare a tennis.
       Sono uscito con l'animo forse non del tutto allegro, ma poi il vento e la pioggia hanno rapidamente cambiato il mio umore. Questo tipo di tempo - lo so - mi predispone all'allegria, ma oggi la situazione è più complessa. Corro un po', tanto per non perdere la forma fisica, e intanto penso. Avrei qualche motivo per essere triste, ma mi sto rendendo sempre più lucidamente conto di avere speso troppo del mio tempo nel correre dietro a idoli, a mie proiezioni mentali, in genere con scarsissima fortuna.
       Non lo voglio fare più. Ho cercato per troppo tempo di farmi apprezzare da chi non aveva alcuna intenzione di farlo, non solo perché non lo voleva, ma proprio perché non mi capiva. L'elenco di persone del genere sarebbe assai lungo e io ho sofferto, per molto tempo, di tale mia "diversità".
       Alla fine, tuttavia, sono stati proprio l'amore per questa mia diversità, la tutela della mia alterità, il mio marcato rifiuto dell'omologazione, a salvarmi. Ho preso - è vero - un discreto numero di calci nelle terga, in genere tesi ad "ammorbidirmi", e invece non mi sono ammorbidito per niente e ho pure definitivamente compreso che dovevo stare da solo - per tutelare la mia identità - oppure interagire solo ed esclusivamente con chi mi accettasse per come sono.
        Io non so se valgo 1 o 100, però so che non voglio essere valutato 50 ed essere considerato intercambiabile, convocabile a richiesta e magari pure sottoposto ad esercizi di virtù per accrescere i miei livelli di dipendenza da qualche accorta stratega della libido... Mi va bene essere valutato 1, e finire subito nel cestino dei rifiuti; mi va bene essere valutato 50, così sono io ad allontanarmi in tutta fretta dalle esaltatrici dell'aurea mediocritas; e mi va ovviamente bene chi mi valuta 100 (che è poi la mia personale valutazione, tengo a sottolinearlo, in una scala da 1 a 100...), a condizione che anche la mia "valutazione di ritorno" sia - a sua volta - altrettanto di eccellenza. Perché non sono affatto di gusti facili e, se ho conosciuto qualche cassonetto dei rifiuti, beh neanch'io mi sono fatto mancare nulla, sotto questo profilo, sia quando c'era da agire sia quando c'era da reagire.
       Tuttavia, sono ben consapevole che, quando due eccellenze si incontrano e sono reciprocamente consapevoli del loro stato e pronte a tenerne olisticamente conto, si annunciano intensi momenti di felicità, se si ha voglia di vivere, ovviamente...

                    Piero Visani