Colazione in un ristorante milanese "di tendenza", o presunto tale. Uno di quei locali in cui, se la cucina fosse a livello della spocchia, si mangerebbe divinamente bene...
Sono ospite di un amico di una vita.
E' un po' che non ci vediamo. Credo voglia qualche aggiornamento su certe vicende mie, ma l'uomo è di classe e non si lascerebbe mai scadere nel gossip da portineria.
La conversazione scivola lieve, su argomenti di comune interesse, ma in verità mi sento un po' scrutato. Abbiamo un tema che ci unisce ma che preferiamo non toccare entrambi, da gentiluomini, e in effetti non lo tocchiamo, perché sarebbe inutile, oltre che controproducente.
Parliamo di tutto, o quasi, e pian piano l'atmosfera si scioglie. Credo che lui sia interessato soprattutto a valutare se ci sono ancora elementi di potenziale frizione tra noi, ma in realtà non ve ne sono mai stati.
Mi auguro vivamente che si renda conto che non ce l'ho mai avuta con lui per una questione di cui è stato involontario fattore scatenante. In passato, ne abbiamo anche parlato, ma ora non è assolutamente più necessario farlo.
Sono certo che lo constati lui da solo ed è per questo che, in breve, la conversazione decolla e tutto ciò che poteva diventare un elemento di disturbo piano piano, per accostamenti progressivi e battutine ammiccanti, diventa una divertente e divertita rimpatriata tra due persone che possono tranquillamente permettersi di sorridere di certe vicende di vita. E lo facciamo, e non ci risparmiamo niente, e non ci teniamo dentro quello che volevamo e dovevamo dirci.
Io so bene che lui - da persona squisita qual è - nutre un vago senso di colpa nei miei confronti, ma, senza dirglielo esplicitamente, gli faccio capire più che bene che non ha senso continuare a nutrirlo. Mi ha visto un po' ferito e sicuramente ne ha sofferto, ma ora mi vede sereno e felice, e certo non può non accorgersene, e non gioirne.
Concludiamo il nostro pranzo abbastanza presto. Gli impegni di lavoro mi chiamano in un'altra parte della città. Come è sua abitudine, pare voler chiudere in qualche modo questo nostro incontro, con una qualche definizione che lo differenzi dal precedente, e dal successivo.
"Vuoi un epitaffio, una frase di uscita?" - gli chiedo, conoscendone i piccoli tic.
Non risponde ma sorride; un sorriso più eloquente di un assenso.
Ci penso un attimo poi esplodo in un gucciniano: "Poi... la bottiglia è vuota!".
Sorride. Ha capito tutto.
Mi chiede malizioso: "Ma era piena...?"
"No" - rispondo - "ma ci ho messo parecchio più del lecito ad accorgermene".
"E ora?" - insinua ancora più malizioso.
"Cerco - e trovo - solo bottiglie piene. Per vivere la vita e non limitarmi ad odorarne certe essenze molto artificiali".
Sorride e mi stringe la mano. Le amicizie vere trionfano sempre su giochetti, trucchetti e falsità.
Piero Visani
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