martedì 1 aprile 2014

Distant drums

     E' bello, in certe serate/nottate in cui meno te lo aspetti, seguire il filo dei propri pensieri; raccogliere stimoli da tutto ciò che ci circonda, siano essi libri, musiche, stimolazioni intellettuali, dialoghi. L'oscurità, del resto, è utile a non guardare banalmente con il proprio apparato visivo, ma con gli occhi della mente.
      Lungo questi percorsi di esplorazione, talvolta individuali, talvolta bilaterali, talaltra a più voci, il pathfinder sperimentato è in genere in grado di percepire il suono di "tamburi lontani". Arrivano da chissà dove e non si sa di preciso che cosa vogliano dire. Possono suscitare sentimenti diversi e compito del coureur des bois è quello di verificarne la natura. Più l'esploratore sarà bravo ed esperto, meno avrà bisogno di avvicinarsi.
       I miei "voli di notte", che con l'età tendono a prolungarsi, sono sempre ispirati al principio del soddisfacimento di svariate tipologie di curiosità intellettuale. Se non disturbassi i miei familiari, penso che in certi casi li proseguirei fino al mattino, senza soluzione di continuità.
       E' in questo silenzio, nel rapporto più vero con me stesso, che ritrovo spesso il senso della vita, quanto meno della mia: una vita fatta di curiosità, spesso insoddisfatte, raramente condivise. E allora leggo, scrivo, e fisso su supporto elettronico un universo di emozioni che sono peculiarmente mie e che talvolta vado a rileggermi, poiché segnano varie fasi del mio percorso esistenziale. Non è un vero e proprio esercizio diaristico, è semmai curiosità che assume forma definita e stilizzata.
       Amo queste notti, dove la vita sembra subire - sotto un profilo fattuale - una spaventosa reductio ad unum e dove invece essa diventa oggetto di una vera e propria esplosione nucleare, il cui fall-out mi trasporta nelle più diverse direzioni. Sono i rari momenti in cui sento di essere vivo, e questa oasi di libertà, in un mondo di crescente repressione, è la mia "ora d'aria" quotidiana, anche se magari di ore ne dura parecchie. Non ho sonno, perché il sonno è oblio, immagine della "fatal quiete". Qui invece c'è solo tutta la mia inquietudine, per la quale nutro una passione mai spenta.

                            Piero Visani

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