Oggi ricorre l'anniversario della battaglia di Culloden, combattuta tra le forze ribelli giacobite, guidate dal legittimo erede al trono di Scozia, il principe Charles Edward Stuart, meglio noto come "Bonnie Prince Charlie" e le forze regolari inglesi.
Iniziata un anno prima e sviluppatasi inizialmente in forma positiva, la rivolta giacobita si andò progressivamente spegnendo a causa della durezza della reazione inglese e della deficitaria leadership del principe e dei suoi consiglieri politici e militari.
Culloden, località nei pressi di Inverness, rappresentò l'ultimo atto della rivolta e venne combattuta come uno scontro già segnato, dove il ruolo assunto dai "morituri" che ne calcarono il campo fu essenzialmente e consapevolmente testimoniale. Non potendo garantire un presente di libertà al loro Paese, i capi dei principali clan scozzesi scrissero una pagina di sangue e gloria che avrebbe potuto alimentare storia e memoria nazionali, e proiettarle nel futuro.
Fu quanto esattamente avvenne e, se oggi io fossi un leader indipendentista scozzese, direi ai miei compatrioti, da qui al referendum indipendentista di settembre, di agire avendo in mente un solo principio: "Remember Culloden!", lanciando un "Highland charge" che, questa volta, possa avere successo e restituire la libertà e l'indipendenza a un piccolo ma gloriosissimo Paese, di cui il ricordo di Culloden ha fecondato ed alimentato per secoli le tradizioni e la speranza per il futuro.
Del resto, il domani del Vecchio Continente è qui, nello sviluppo di piccole patrie che, sottraendosi alla spinta dell'egalitarismo globalista, riduzionista ed omologatore, possano ridare - partendo dal basso - un senso all'identità europea e un futuro non di schiavitù al nostro continente, riportandolo progressivamente dove deve stare: al centro del mondo. Dapprima riacquisendo la libertà dalla dittatura del capitale e dell'usura, e poi puntando alla creazione delle radici vere - quelle identitarie - di un destino inevitabilmente e consapevolmente unitario.
Piero Visani
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