venerdì 11 aprile 2014

Esame di coscienza

       Ci sono situazioni che a volte uno esamina cercando disperatamente di comprendere se e dove abbia sbagliato, senza riuscire, di norma, a pervenire a conclusioni definitive e credibili. E' successo anche a me e, alla vera e propria vivisezione di alcune ho dedicato anche troppo tempo.
       La questione è in verità molto più semplice: quando due persone si incontrano, e successivamente si avvicinano, per un certo periodo di tempo entrano in una "terra di nessuno" dalla quale possono uscire OLTRE, oppure INDIETRO.
       E' un momento difficile, delicato, dove d'abitudine i due protagonisti mettono in campo il meglio di loro stessi, cercando di conquistare la fiducia dell'altro/a. E' un momento anche magico - se vogliamo - poiché la situazione è in movimento, l'adrenalina è a mille e ciascuno dei due soggetti interessati si sta probabilmente chiedendo se andare, dove e come.
       Poi, ognuno prende le proprie decisioni e, se sono simmetriche, ci si corre incontro e si procede oltre, cambiando di livello e avviandosi verso destinazioni nuove e più promettenti. Se sono asimmetriche, comincia un periodo di attriti e tensioni, in cui chi ha scelto per il "no", specie se non è un soggetto decisionista, aspetta che sia l'altro a fare un errore, una mossa sbagliata, qualcosa che possa essergli imputato, che possa consentire di "scaricarlo" o di "rimanere amici", come si dice penosamente e ipocritamente in questi casi.
       Come tutti, ho vissuto esperienze di questo tipo. Come tutti coloro che amano, ho cercato di salvare una relazione anche quando era palese che non stesse più in piedi. Più di tutti, ho forse tardato o voluto tardare ad ammettere che la mia ora era venuta, ma, quando perfino io mi sono accorto che era davvero venuta, mi è piaciuto uscire di scena in forma scoppiettante, "senza fare prigionieri"... Quando si ambirebbe ad essere tutto, e non si riesce ad esserlo, l'essere richiesto di rimanere qualcosa (possibilmente molto poco...) è una soluzione che appare estremamente offensiva e turpe, e allora si sceglie deliberatamente il nulla e lo si accompagna con numerosi fuochi d'artificio. Talvolta, in situazioni siffatte, la rabbia prevale sulla lucidità. Ed è un male, un grande male, perché la lucidità ci farebbe capire che quello che una persona butta via oggi, con cinica nonchalance, potrà essere ritrovato domani, depositato in mani ben più accoglienti e animo ben più aperto. Occorre soltanto saper aspettare e continuare a ricercare la vita, sempre e comunque. Ti volevano morto o imborghesito, pronto a un ruolo da figurante, e invece ti riprendi la scena, da mattatore quale sei e sei sempre stato. Anche ai mattatori capita di non essere apprezzati da certe platee prevenute. Non vorremmo mica farne un dramma: noi si resta mattatori, loro platee.

                                             Piero Visani




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