giovedì 1 gennaio 2015

Strategia e tattica

       Un mio giovane allievo, molto promettente, mi chiede di dargli una definizione di strategia e tattica che egli possa usare nelle difficili battaglie esistenziali in cui si trova - un po' come tutti - quotidianamente coinvolto.
       La richiesta mi lusinga, ma gli metto subito in chiaro che non ho alcuna intenzione di dargli definizioni di stampo manualistico, perché quelle sono facilmente rintracciabili - per l'appunto - nei manuali o nelle opere di stampo "canonico". A me, per contro, credo si addica maggiormente - per come sono fatto io e per come vedo certe problematiche - una definizione meno rigida, più flessibile, meno legata ai manuali e più a come comportarsi nelle varie situazioni di vita quotidiana.
       Così intesa, la strategia si presenta come la definizione di obiettivi di lungo periodo, al raggiungimento dei quali cercare di pervenire mediante l'utilizzo di tattiche di varia natura, legate ovviamente a situazioni ed eventi di portata più limitata, rispetto agli obiettivi strategici, ma al tempo stesso fondamentali per il conseguimento di questi ultimi.
       Così concepita, la distinzione tra tattica e strategia assume un valore che - dal mio punto di vista - risulta più spendibile e anche più "leggibile" nella quotidianità di ciascuno di noi, per cui diventa assai più facile comprenderne le più intime valenze.
       Per fare un esempio concreto, se io mi pongo come obiettivo strategico di diventare un valente medico, tutte le mie soluzioni tattiche dovranno essere articolate in modo da consentirmi di uscire vincente dalle varie prove che dovrò affrontare in vista del conseguimento del mio obiettivo strategico: una buona scuola; un profittevole ciclo di studi; un'ottima facoltà di medicina; un percorso formativo concepito in modo da dare esami che mi conferiscano lustro individuale e mi consentano di formarmi una preparazione specifica su temi a me cari; la scelta di un relatore di tesi che possa essermi utile anche nel prosieguo della mia carriera; la stesura di una tesi che mi faccia distinguere e mi faciliti il riportare il massimo dei voti e la lode; la successiva scelta di qualche buon master post-laurea e la ricerca di un ottimo ente ospedaliero presso il quale svolgere il mio tirocinio.
       Ecco quindi l'obiettivo strategico e le infinite tappe tattiche per riuscire a raggiungerlo. Il tutto da vivere con flessibilità, con spirito di adattamento e con continua capacità di ridefinire le modalità operative. La pianificazione strategica, infatti, non deve essere statica, ma sottoposta a costanti aggiornamenti. Sempre ricordare - come amava dire Napoleone Buonaparte, che di questi temi si intendeva parecchio - che "i consigli di guerra non combattono" e che quindi occorre adattarsi di continuo alla mutevolezza delle situazioni.

                   Piero Visani










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