Come Tsipras qualche tempo fa, Matteo Renzi è diventato il Rodomonte che ogni giorno scende in campo, lancia in resta, contro l'Eurolager. Scelta comprensibile, ma eccessivamente sovrarappresentata, in primo luogo perché il Nostro - per caratteristiche fisiche e dialettiche - può al massimo interpretare "Il ruggito del topo"; in secondo luogo perché, condotta in questi termini, la finta diatriba appare scopertamente un modesto gioco delle parti per ingannare gli "italici idioti" fino al 2017, l'"annus horribilis" del "fiscal compact" e del salto definitivo del nostro Paese verso la miseria e il disastro.
La logica che informa questo comportamento del presidente del Consiglio è chiara: "se ora alzo [fintamente] la voce, poi potrò fingere di essere stato sconfitto e condurre serenamente gli italiani in pasto definitivo all'Eurolager. I miei [stolti] connazionali riconosceranno che mi sono battuto bene, ma ho perso, e mi terranno al potere per altri dieci anni almeno".
Nel silenzio generale, è partita questa modestissima operazione mediatica, ma già molti - assetati come sono di menzogne... - se la stanno bevendo...
E il gioco delle parti continua anche con il ministro del Lavoro Poletti, il quale, con minore scaltrezza comunicativa, sta rendendo edotti gli italiani di quale sarà il loro reddito medio (320 euro/mese) a partire dal 2017 in avanti, non a caso definendolo "decoroso" (in effetti, visto che sarà generalizzato, per i non appartenenti alla "casta", in che altro modo potrebbe definirlo?).
Una strategia di persuasione chiara ed elementare, già vista e piuttosto semplice, ma adatta all'intelligenza media dell'elettorato italico e dunque pagante.
Nessuno, dunque, sta facendo - da Roma - la voce grossa con Bruxelles. Stanno solo preparando il popolo bue alla crisi finale, quella greca, di lacrime, sudore e sangue. Verrà la morte e avrà i loro occhi.
Piero Visani