L'amico Massimo Guido Conte, uno degli uomini migliori che abbia mai conosciuto, più che un fratello di sangue, mi fa notare la distanza siderale che, in morte del parà della "Folgore" suicida per problemi fiscali, intercorre tra il "morire per la Patria" e morire "del paese" (scritto rigorosamente minuscolo), intendendo con questa espressione un paese che non ha alcuna altra ambizione che ucciderti.
Splendida considerazione, su cui tutti farebbero bene a riflettere, perché si può essere del tutto ostili al "morire per la Patria", ma ci piacerebbe sentire qualcosa "de Sinistra" anche sui "morti del paese", gente uccisa da un paese che "fa loro male".
Di questi "morti di guerra" in tempo di pace, uccisi da chi spara loro alle spalle, sarebbe bene parlare molto di più, onde evitare che la Sinistra (se ne esiste ancora una...) lavori per il re di Prussia, cioè per il capitale.
Si può essere contrari al sogno di una grande Italia, in piena legittimità, ma essere favorevoli alla pratica di una "grande Equitalia" è davvero incredibile, è un obiettivo da minorati mentali. A meno che i "morti di fisco", come i morti fatti dagli americani e degli occidentali in genere, siano "meno morti"...
Piero Visani