sabato 27 febbraio 2016

Stabilizzazione e destabilizzazione


       Lampeggiano, su sfondi sempre più ravvicinati, i mille soli delle destabilizzazioni prossime e venture. Vedo soggetti che si "armano e partono" per andare a "stabilizzare" situazioni di crisi create artatamente da altri a nostro danno. "Bon Voyage" e che la sfortuna sia con voi! Sommerso come sono sotto milioni di tonnellate di guano, mi chiedo ardentemente che cosa ho da guadagnare io - e milioni di europei con me - da questo febbrile desiderio di stabilizzazione: forse vedere per qualche altro decennio le facce simpaticamente anali degli ottimati dell'Eurolager?

       La conservazione - come sempre - è conservazione dell'ESISTENTE. E' legittima, la comprendo, SE UNO HA QUALCOSA O MOLTO DA PERDERE. Ma, se non ha nulla, è possibile che prevalga la curiosità, anche perché è mille volte meglio guardare in faccia un presunto nemico che essere quotidianamente sodomizzati da finti amici (i quali in effetti, almeno quando ti sodomizzano, sono assolutamente sinceri nel dire che "stanno lavorando per te"...).
       La vita che faccio mi ha stufato da tempo. Non mi illudo di essere vivo. Sono un minuscolo ingranaggio in un sistema di depredazione su scala continentale. Di chi dovrei aver paura, a parte di chi mi governa, senza neppure essere stato eletto (ma una volta, nelle "splendide" democrazie parlamentari non occorreva raccogliere, in vari modi..., il consenso popolare?). Chi, cosa e perché dovrei stabilizzare?
       Io penso sempre la guerra, per formazione professionale, ma non quella dei miei sfruttatori, ovviamente. A quella pensino - e se la facciano - loro.

                           Piero Visani