lunedì 17 marzo 2014

Le conseguenze dell'amore


      Un amico carissimo, ritrovato dopo tanto tempo via Facebook, mi telefona per sapere come mai, dopo anni di attivo impegno politico e metapolitico, io sia scomparso totalmente di scena.
       Gli spiego pazientemente: "sono nietzscheano, radicalmente e duramente anticristiano, non mi sento di destra, sono antiamericano e antisionista, ho una mia visione molto peculiare e libertario-anarchico-ribellistica, cosa ci stavo a fare nella Destra italiana, dove l'ossequio al cristianesimo è costante, il filoamericanismo assai diffuso, il filosionismo ancor più, le categorie politiche e interpretative sono dell'altro secolo, quando non si fermano al 1945?"**
       Me ne sono andato per i fatti miei, a farmi i fatti miei. Non potevo dire niente, solo ripetere beceri conformismi. e di Dio, Patria e Famiglia non sapevo che farmene. Di Dio non ne ho mai avuto uno, e vorrei continuare a non averne. La mia Patria l'ho molto amata, ma mi ha fatto tanto male ed è il più classico degli amori traditi. La Famiglia mi lascia del tutto indifferente, perché è vero che ne ho una e le sono pure affezionato, ma come valore non mi ha mai dato niente, se non che costrizioni stupide e conformismi di maniera.
       Che cosa ci stavo a fare, io, con la mia voglia di vita, di distruzione, di oltre-omismo in un negozio di rigatteria ideologica e talvolta anche umana? Più che altro dovevo tacere, perché non ero mai in linea, e soprattutto "non capivo l'anima profondamente cattolica" (?) del mio Paese.
       Così, ne ho tratto le dovute conseguenze e ho cominciato a farmi solo ed esclusivamente i fatti miei. Siccome non ero un'anima politica, e non rispettavo i valori e le credenze profonde della mia Nazione (o quanto meno di quelle che le erano attribuite come tali), ho fatto il "maverick", che è pure la cosa che so fare meglio.
       Nessuno mi rimpiange, e io non rimpiango niente. Siccome non posso dirmi cristiano, neanche per scherzo o per errore, mi sono messo a coltivare tutte le mie personali forme di ribellione, e mi sono - per quanto possibile - divertito. Stavo portando avanti quelli che ritenevo disvalori, in nome di categorie politiche vecchie e superate, nelle quali non mi riconoscevo. Che senso aveva, per me?
       Così, da "esule in patria" sono diventato apolide e mi sono faticosamente costruito una nuova Patria, la mia. Non la condivido con nessuno, o con pochissimi, ma "almeno questa è mia"...
       Se penso che persino la Nuova Destra, alla quale credo di aver dato un discreto contributo, sentiva l'esigenza di prendere le distanze dalla Nouvelle Droite e dirsi cristiana, capisco di aver sbagliato tutto, ma proprio tutto. Ma - come ho scritto una volta - "mi tengo stretta la mia vita sbagliata" e lascio agli altri quelle giuste. Negare se stessi è sempre un esercizio orribile. Ho cessato di farlo, da tempo.

                                                           Piero Visani

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