Mi capita spesso - più per inclinazione personale che per reale necessità - di lavorare o leggere o scrivere fino a notte fonda, mediamente fino alle due e anche oltre. Abito in una casa singola alquanto silente, dove la notte ha inizio una sorta di second life.
Il mio studio è immerso nel silenzio, i miei familiari dormono e io, con il passare degli anni, ho cominciato a distinguere ogni singola componente dell'universo animale che si attiva intorno a me in queste ore notturne.
A parte il latrare dei cani - animali che per me abbaiano mediamente troppo e che per fortuna si dedicano alla loro attività preferita da una distanza di sicurezza - la notte sento i miagolii dei gatti, lo stridore crudele e assassino delle faine, i movimenti circospetti delle volpi (queste ultime solo d'inverno), l'indaffarato via vai degli scoiattoli, il curioso girovagare dei topi, la chiassosa e distruttiva presenza dei cinghiali (in genere in gruppo), più il rumore di qualche uccello e dei pipistrelli.
Sono descrizioni incomplete, che faranno probabilmente sorridere un vero esperto di presenze animali, ma è quanto sento.
Adoro il silenzio. Vivrei immerso nel più totale dei silenzi, intento solo a parlare con me stesso e con poche persone care, ma queste presenze animali, a volte generiche e indistinte al punto da far temere le incursioni di qualche ladro, sono un indizio che vivo dentro un mondo che non capisco e non amo, ma che comunque esiste. Ne prendo atto, ma mi sento estraneo a tutto. Ascolto, ma raramente partecipo. Cerco una via di fuga e spero di trovarla.
Piero Visani
Nessun commento:
Posta un commento