Per anni, da bambino a ragazzo relativamente cresciuto, ho amato questo inno, sebbene rappresentasse solo la metà delle mie radici (e nemmeno integralmente, perché ci sono anche abbondanti contaminazioni dalla Savoia, cioè di là dal confine).
Però la Valle d'Aosta - da me vissuta tra Aosta, Courmayeur (per un tempo infinito) e Cogne (più di recente) - resta sempre una specie di piccola Patria, nell'accezione germanica di "Vaterland".
Più da grande ho scoperto la Romagna, da cui palesemente derivo per cognome e carattere. Ma "Montagnes Valdotaines esercita su di me un'antica fascinazione, una specie di malia.
Da ragazzino, capendo perfettamente il dialetto locale (il "patois"), mi divertivo un mondo, durante le vacanze di Natale o le "settimane bianche" o i weekend, a sentire i reali pareri dei maestri sulle nostre qualità sciistiche (che venivano ovviamente declinati tra loro in dialetto), o anche a orecchiare le loro tattiche per "farsi" le molte madri con prole sparse negli alberghi di "Courma" o di La Thuile, le quali, in assenza di mariti al lavoro in città, durante i giorni feriali parevano alquanto "disponibili", non appena i pargoli si addormentavano...
E questa continua frequentazione della "Vallée", oltre ai nonni e agli altri parenti, fa della Valle d'Aosta una presenza costante nella mia vita, una serie di immagini e di emozioni del mio "album di famiglia".
Piero Visani
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