E così il quadro si è completato. Il diario è finito. Il ricordo fissato nel tempo e nello spazio. Rileggo, a volte con partecipazione, a volte con distacco. Mi chiedo, con una certa insistenza: "io sono colui?". E la risposta è inevitabilmente affermativa.
Tuttavia, quando si tratta di decidere se pubblicare il tutto, anche semplicemente come e-book, i dubbi e le incertezze paiono avere la meglio sul desiderio di raccontare. Quest'ultimo c'è, innegabilmente, ma mi chiedo se qualcuno dei lettori capirebbe, se condividerebbe con me il senso di vita buttata via, e per cosa, poi?
Forse, se la vita fosse realmente sogno, allora la mia potrebbe apparire come una esperienza onirica, relativamente interessante. Ma la vita sogno non è, e questo mio concentrato di rabbie e delusioni merita di essere pubblicato?
A me personalmente è servito fissare una serie di vicende personali su un supporto elettronico, ma a chi potrebbero interessare? Al massimo, la sua valenza è in negativo: che cosa non fare, nei comportamenti umani; per quale ragione non farlo. Ma anche così non si tratta di un'interpretazione corretta, perché io in realtà sono contentissimo di averlo fatto. Se non lo avessi fatto, sarei pieno di rimpianti; così, invece, "I had my sentence", anche se - probabilmente - "I committed no crime".
Dunque queste mie vicende rimarranno ancora segrete, non saranno rese pubbliche, neppure in forma traslata e "coperta". Prima o poi, tuttavia, usciranno dal cassetto e diventeranno una storia, magari in forma più romanzata, meno diaristico-cronachistica. Sarò io a decidere quando.
Del resto, ho poco tempo: troppi impegni di lavoro e uno stimolo sicuramente irresistibile: la possibilità di VIVERE da vincitore ciò che HO RACCONTATO da "quantité négligéable", se non proprio da sconfitto. C'è ancora tempo per le mie memorie, meglio continuare a vivere (e scrivere) la mia storia personale. Ora almeno mi appassiona...
Piero Visani
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