lunedì 29 giugno 2015

Apologo


       C'è un gruppo di bambini ricchi, un po' supponenti, felici della loro condizione e poco o punto disposti a condividerla con altri. Ti sopportavano - è vero - se servivi soprattutto a pagare, tacendo, i loro sudici giochetti.
       Appena cercavi di giocare un po' di più e un po' meglio, si preoccupavano di metterti di lato, di modo da non consentirti di "disturbare i manovratori".
       Ora li vedi sinceramente preoccupati e ti chiedi: "ma davvero saranno preoccupati per me? Ho mangiato fino a ieri vagonate di guano, nugoli di miei amici e fratelli si sono suicidati perché non riuscivano a reggere al gioco sporco e ai "sacrifici" richiesti da questi bravi bambini, e ora li vedo preoccupati, preoccupati della mia sorte. Come mai?".
       Fino a ieri, che guazzavo nel guano, se ne fregavano bellamente di me. Ora, invece, sono preoccupati. A me questa cosa della loro preoccupazione mi fa godere, intimamente ed esteriormente. Mi dicono che non solo starò male, ma starò addirittura peggio, se non farò quello che loro mi dicono di fare. Ma il fatto è che vederli preoccupati, interessarsi a me e alle mie scelte, non considerarmi - per un attimo - "quantité négligeable" e mucca da mungere, mi riempie di gioia fin quasi all'orgasmo, per non dire oltre. E' vero che gli stercorari, di norma, non hanno emozioni, ma a me pare che un po' di paura ce l'abbiano e che giochino freddamente sulla mia, per farmi fare, una volta di più, quello che vogliono loro.
       Non lo farò, non ho niente da perdere, io. Mi hanno già preso tutto. Mi restano da perdere solo la dignità e l'onore. Quelli non li perderò mai. Per ora, mi limiterò a votare "no", ma farei loro molto di peggio.
       Crollerà tutto - dicono - Nessuna paura, sono crollato già da tempo, per colpa di questi bei "tutori" e nessuno si è preoccupato per me. Non moriremo insieme, non pretendo tanto, ma cercherò di farvi soffrire. E' quello che mi resta.
       Il bello della politica è che l'essenza del politico è la contrapposizione amico/nemico. Loro sono i miei nemici, da sempre. Sono perdente, ma non vinto.

                                        Piero Visani