mercoledì 17 giugno 2015

Gulliver - 2

       Una canzone che amo molto, che mi ritorna in mente quando non sono particolarmente allegro, è Gulliver, di Francesco Guccini. Dà il senso dell'inanità di tutto, che è quello che provo nel profondo, anche se mi sforzo di reagire.




Nelle lunghe ore d' inattività e di ieri
che solo certa età può regalare,
Lemuele Gulliver tornava coi pensieri
ai tempi in cui correva per il mare
e sorridendo come sa sorridere soltanto
chi non ha più paura del domani,
parlava coi nipoti, che ascoltavano l' incanto
di spiagge e odori, di giganti e nani,
scienziati ed equipaggi, e di cavalli saggi
riempiendo il cielo inglese di miraggi...

Ma se i desideri sono solo nostalgia
o malinconia d' innumeri altre vite,
nei vecchi amici che incontrava per la via,
in quelle loro anime smarrite,
sentiva la balbuzie intellettuale e l' afasìa
di chi gli domandava per capire.
Ma confondendo i viaggi con la loro parodia,
i sogni con l' azione del partire,
di tutte le sue vite vagabondate al sole
restavan vuoti gusci di parole...

Poi dopo, ripensando a quell' incedere incalzante
dei viaggi persi nella sua memoria,
intuiva con la mente disattenta del gigante
il senso grossolano della storia
e nelle precisioni antiche del progetto umano
o nel mondo suo illusorio e limitato,
sentiva la crudele solitudine del nano,
sentiva la crudele solitudine del nano
nell' universo quasi esagerato,
due facce di medaglia che gli urlavano in mente:
"da tempo e mare, da tempo e mare,
da tempo e mare, da tempo e mare,
da tempo e mare non s' impara niente..." 


       Esprime bene il mio rifiuto di tutto, che è lì, che provo a ricacciare indietro, ma che resta lì, pronto a ritornare. Tuttavia, l'ho battuto fino ad oggi... e continuerò a batterlo. "Voglio trovare, un senso a questa vita, anche se questa vita un senso non ce l'ha". Bella sfida!

                      Piero Visani

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