Me ne accorsi già al liceo (frequentavo il liceo classico "Massimo d'Azeglio" di Torino, fucina di tutti gli antifascismi e gli azionismi, nonché utilissima palestra di vita): se facevi una lista non gradita alla cultura dominante (presidi, professori e allievi di sinistra: la borghesia torinese è sempre stata uno dei più fantastici esempi di "gauche caviar", con l'unica preoccupazione di tenerlo ben celato, il "caviar", onde la classe operaia non capisse la gigantesca "Inc. Cool 8" cui andava scioccamente incontro), bene o male te l'accettavano, magari dopo averti chiesto in privato il perché di tanta tua ostinazione...
Il problema nasceva quando prendevi voti, e molti: il tuo 51% eventuale era un dramma. Il loro, invece, no. Da allora mi fanno tanto ridere e chi mi parla di democrazia mi fa ridere ancora di più, mi piego in due, mi contorco... I totalitarismi, almeno, hanno il pregio di impedirti di presentarle, le liste.
Piero Visani