mercoledì 2 dicembre 2015

La schiavitù


       Formalmente abolita nel corso del XIX secolo, la schiavitù si riaffaccia prepotente, oltre che in varie aree del mondo, nell'Europa attuale, dove gli schiavi devono lavorare per il Leviatano statale; dove non devono avere altro che opinioni "politicamente corrette" e stare bene attenti a non commettere reati d'opinione; dove devono essere controllati in tutto e per tutto dal "Grande Fratello", non perché costui lo voglia ma perché lo impone la "minaccia del terrorismo".

       In questo mondo così idilliaco, vita e libertà sono parole del tutto vuote, in quanto sono riservate a una ristretta casta di "beati possidentes" e alle loro clientele. Per fortuna, e non certo per volontà di chi scrive ma per una serie di eventi esterni, alcuni dei quali addirittura indotti ad arte per renderci ancora più schiavi, presto la fase delle "armi della critica" si esaurirà e lascerà il posto - marxianamente - a una fase leggermente diversa. Non mi illudo certo che saranno i popoli europei, ormai defunti, a esserne protagonisti, ma continue ondate di popoli giovani si affacciano su questo universo ormai totalmente "pensionistico" (in senso lato). Loro non hanno niente da perdere, esattamente come noi, ma su di noi hanno il vantaggio della consapevolezza (non si illudono cioè di vivere "nel migliore dei mondi possibili") e il desiderio di mettersi ancora una volta alla prova. A noi lo hanno fatto perdere per strada. Con loro, potrebbe essere più difficile. Dopo tutto, il numero è potenza.

                       Piero Visani

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