Enrico la notò entrando: una donna sulla tarda quarantina. Capelli castano chiari, tendenti al biondo. Né magra né grassa. Probabilmente alle prese con una dura lotta per mantenere la linea, lotta che pareva stare portando vittoriosamente a termine. Vestita con un tailleur scuro, probabilmente nero, che accentuava la sensazione di una ritrovata silhouette. Sicura di sé, molto professionale, forse un'avvocatessa o una commercialista.
I loro sguardi si incrociarono per un attimo ed Enrico si lasciò forse sfuggire un lampo di ironia, vista la natura alquanto peculiare della mostra che si erano recati entrambi a vedere. Lei lo colse e lo restituì al mittente con gli interessi, invitandolo con classe a farsi gli affari propri.
Lui non insistette, ma per un po' le ronzò intorno, intento a soddisfare le sue ossessioni estetiche: le gambe erano decisamente belle, lunghe e affusolate; il bacino era tipico di una donna della sua età, probabilmente più volte madre, ma una dieta rigida doveva averlo messo sotto controllo, conferendo all'insieme di questa figura femminile una rinnovata armonia; il seno era importante, ma anch'esso tenuto giudiziosamente a freno. L'effetto complessivo era quello di una femminilità matura, sicura di sé, capace di tenere a distanza gli uomini ma al tempo stesso anche di attirarli come mosche, per riservare a sé, se del caso, un pieno diritto di scelta.
Enrico sapeva di non poterla tampinare per tutta la mostra, se non a rischio di apparire invadente e poco educato, per cui ne prese progressivamente le distanze, badando però a cercare di capire quali percorsi la donna seguisse e quali sale visitasse. Dopo tutto, era una mostra dedicata all'erotismo latamente inteso ed egli avrebbe amato spiarla con classe per carpirne eventuali interessi e inclinazioni.
Speranza vana. Ad Enrico bastò distrarsi davanti ad alcuni dipinti e oggetti che potevano vagamente interessarlo e la donna misteriosa scomparve, anche se per un po' a lui sembrò di sentire la sua camminata decisa e sicura sull'impiantito.
Dopo un po', i temi delle varie sale attirarono in misura crescente la sua attenzione ed egli finì per dimenticarsi di quella visione femminile così pervasiva e stimolante. Altri stimoli, infatti, avevano acceso la sua mente e le sue fantasie. L'acme la raggiunse in una sala specifica dell'esposizione, autentico centro delle sue ossessioni erotiche, dove ogni immagine e ogni oggetto erano tali da trasportarlo - da soli - in un "altrove" tutto suo. Di fronte a una raffigurazione, in particolare, forse Enrico si estraniò un po' troppo, cadendo in una specie di trance, e, quando infine ne uscì, scoprì con estrema sorpresa la donna misteriosa in piedi accanto a lui, che lo fissava con uno sguardo indefinito, profondamente intriso non di ironia - come lui avrebbe temuto - ma di esplicita e compiaciuta complicità.
Non si dissero nulla, non profferirono verbo. Si guardarono a lungo e uscirono insieme, sicuri che erano molto lunghe, ma belle e tortuose, le strade da esplorare a partire da quell'incontro, apparentemente casuale, ma forse per nulla tale.
Piero Visani