Michel Ney, Duca di Elchingen e Principe della Moskova, noto anche come "le Rougeaud" o "le Brave des Braves", fu il maresciallo di Napoleone che, imbracciando un moschetto come un semplice soldato, riportò indietro la retroguardia della Grande Armée dalla tragica campagna di Russia. Dato per morto insieme ai suoi subordinati, quando riuscì a ricongiungersi ai suoi, animato dalla solita, feroce determinazione, suscitò una profonda emozione in tutto l'esercito francese.
Dopo aver aderito alla Restaurazione borbonica (1814), quando Napoleone - di ritorno dall'Elba (marzo 1815) - gli si parò davanti, non seppe resistere al fascino personale dell'Imperatore e al ricordo delle decine di battaglie che aveva combattuto per lui e con lui.
Con tale decisione, sancì la sua fine. Incerto alla battaglia di Quatre Bras (16 giugno 1815) e confuso a quella di Waterloo, due giorni dopo, cercò inutilmente una morte da soldato. Fu così che la vendetta dei Borboni si abbatté su di lui. Arrestato per alto tradimento (3 agosto 1815), venne processato e giudicato dalla Camera dei Pari di Francia, dove sedevano ex-colleghi marescialli. Condannato a morte, venne fucilato nei giardini del Lussemburgo il 7 dicembre 1815 (dunque esattamente due secoli fa), dove le sue ultime parole furono: "Soldati, quando vi do l'ordine di far fuoco, mirate dritto al cuore. Attendete l'ordine, sarà l'ultimo. Protesto per la mia condanna. Ho combattuto centinaia di battaglie per la Francia, ma non una contro di essa".
Solo un soldato, evidentemente dotato di un'etica, ebbe il coraggio di sparare alto e di non colpire deliberatamente il maresciallo.
La storia di quest'uomo suona come ennesima testimonianza del fatto che la politica è essenzialmente sangue e merda, con sovrabbondanza della seconda...
Piero Visani