lunedì 3 luglio 2017

Le vite che ho avuto


       Gettysburg, agosto 2004. Una visita al campo di battaglia assolutamente emozionante, ai limiti del disturbante. Nella quiete della Pennsylvania, a circa un centinaio di chilometri da Washington D.C.
      Sensazioni profonde, senso terribile della Storia, grande compostezza dei numerosi visitatori, perché per gli americani Gettysburg è una "sacred ground".
       Una giornata che non ho mai dimenticato e non dimenticherò, pur nel corso di un viaggio dedicato alla visita di molti luoghi della Virginia dove la Guerra Civile infuriò.
      Umberto ed io abbiamo raccolto una "Stars and Bars" in versione mignon, forse dimenticata da qualcuno, e l'abbiamo piantata - come nostro omaggio - alla base del monumento dedicato ai caduti dello Stato della Virginia, la componente confederata quantitativamente prevalente nelle file dell'esercito al comando del generale Lee, dove ne erano state piantate già molte altre. All'epoca, queste cose si potevano ancora fare. Non so se oggi, il totalitarismo democratico - amato da molti e subito da moltissimi - consenta ancora di fare gesti del genere senza subire aggressioni o reprimenda. In ogni caso, la tutela dell'onore qualche piccolo onere indubbiamente lo comporta.

                      Piero Visani



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