venerdì 21 dicembre 2012

Bilanci

      Anche se il mio 2012 è stato un anno tormentato e difficile, lo chiudo in serena coscienza. A livello lavorativo, ho avviato, sviluppato e promosso attività che mi consentono di guardare al 2013 con grande ottimismo. Nuove alleanze, nazionali e internazionali, saranno stipulate formalmente proprio in questi giorni o all'inizio del 2013. Non sono mancate le difficoltà o le crisi, ma sono state superate, forse con qualche tensione di troppo, ma comunque più che civilmente.
      A livello personale, ho speso la prima metà dell'anno a cercare di chiarirmi, di farmi capire, di definire la mia posizione. Non ho esitato ad andare più volte a Canossa, pur di riuscirvi, facendo violenza al mio carattere, ma proprio perché animato da personale interesse e spirito costruttivo. Non è servito ad alcunché.
       Quando ho compreso che era tutto inutile, e che davo fastidio al punto di essere addirittura invitato al silenzio, ho preferito troncare tutto, com'è giusto fare - credo - quando le situazioni hanno raggiunto livelli di rottura irreparabili e potrebbero andare avanti solo se una persona rinunciasse alla propria identità. Sfortunatamente, è cosa che davvero io non posso fare, e naturalmente non ho fatto.
       Ne sono conseguite rotture e tensioni che avrebbero forse potuto essere gestite diversamente, puntando a preservare almeno una minimissima linea di dialogo, a livello personale e lavorativo, ma non è stato possibile.
       Non intendo attribuire colpe. Ciascuno ha agito secondo coscienza, compiendo gli atti che riteneva più utili per preservare se stesso e la propria identità. E mi va bene così. Quando i dialoghi da fitti diventano radi, poi sfociano nei silenzi infastiditi, nell'invito ai silenzi e nelle progressive emarginazioni, è bene prendere atto della situazione, salutarsi e guardare altrove.
       E' quello che ho fatto, non per scelta, ma perché non mi era stata lasciata altra possibilità. Di conseguenza, ho smesso da tempo di guardarmi indietro e ho preso atto che, da tutti i punti di vista, non ero più gradito. Forse sarei potuto ancora servire, ma ridurmi a quello - invero - a me era chiedere troppo...
       E' stata comunque un'esperienza interessante, di cui non rimpiango nulla, se non il modo con cui si è avvitata su se stessa (per cui un dialogo fittissimo tra (un)happy few è progressivamente sfociato in un "oceano di silenzio"), e dalla quale ho appreso varie cose, su me stesso e sulle persone che si relazionano con me. Quali, preferisco tenerlo per me. Sarà, per sempre, il mio "sintomatico mistero"...

                                                                                   Piero Visani

                                   

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