Sono stato sempre molto franco nei miei rapporti interpersonali: appassionato quando avevo motivo di esserlo; interessato quando trovavo motivi di interesse; seduttivo quando mi pareva giusto provare ad esserlo.
Ho sempre giocato a carte scoperte, dicendo quello che pensavo e sentivo, cercando di trasmettere le varie forme di passione che mi animavano. Ripensando a posteriori a questo mio modo di essere, che mi porto dietro dall'adolescenza, non posso esserne soddisfatto, perché non mi ha mai giovato, e tanto meno mi ha giovato nei rapporti con le donne, con le quali ho sempre avuto enormi problemi di interrelazione.
Quando c'era - e non è stato mai troppo frequente... - ho apprezzato la sincerità femminile, ma non credo che le mie partner abbiano apprezzato la mia. Molto spesso l'hanno usata, e hanno usato me fino a che facevo loro comodo, salvo poi sbarazzarsi di me con fastidio e rapidità.
Sono stato buttato via molto spesso, il più delle volte anche con scarsa urbanità, ma con il tempo ci ho fatto l'abitudine e ho cominciato a considerarlo un esito quasi scontato. Mi sono accorto infatti che vengo in uggia facilmente; che il mio modo di affrontare la vita dà fastidio: che la mia ricerca di sperimentazione, di esplorazione, di lontananza dai percorsi noti non è gradita, in genere in quanto non incasellabile.
La mia pervasività, il mio concentrarmi su una persona, a livello di attenzioni e di assiduità, spesso danno fastidio. Comincio a venire in uggia. Sono un uomo da una serata o da poche settimane, poi le preferenze femminili - almeno delle femmine che ho conosciuto io - veleggiano incontenibili verso l'uomo mono-neuronico, quello che maggiormente si avvicina allo stereotipo femminino del maschio. Un soggetto meno coinvolgente, meno totalizzante.
Ho sofferto per questo iniquo destino? Sì, naturalmente. Sarei uno spregevole mentitore se dicessi di no. E, in certe rotture, ci ho messo anche del mio, perché naturalmente, appena mi sentivo preferire un uomo mono-neuronico, troncavo ogni tipo di rapporto. Come ho scritto più volte in questo blog, non sopporto l'omologazione. Quando mi sento omologato ad altri, tronco tutto.
Malgrado le grandi delusioni sofferte, non ho perso la mia speranza: ho voglia di vivere, ho voglia di comunicare, ho voglia di raccontare un po' di me stesso e farmi raccontare molto da qualche donna che mi possa interessare, senza condizionamenti di sorta, per un incontro di anime, innanzi tutto.
Sono reduce da esperienze dolorose, da ferite gravi, ma la mia voglia di conoscere, il mio entusiasmo, la mia curiosità, la mia vivacità non sono venuti meno. Non sarò mai uno stereotipo, un uomo da incasellare qua o là. Non rimpiango nulla di quello che ho fatto e neanche di quello che ho subito. Ho accettato la mia sorte, anche di recente, perché è chiaro che, se uno viene buttato via malamente anche dopo aver dato il meglio di sé, dopo aver dato prova di tutta la sua disponibilità mentale e psicologica, come minimo non è stato apprezzato. Dunque meglio troncare. Ma non ho perso la speranza di incontrare persone interessanti. Io so aspettare, e so anche cercare...
Piero Visani
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