Sere fa, ho visto The Eagle, film dedicato alla disperata lotta del figlio di un console romano, impegnato a recuperare l' "aquila" della IX Legione, persa dal padre nel corso di un'incursione nelle terre dei temibilissimi Picti (gli odierni Scozzesi). E a recuperare, con l'aquila, l'onore della sua famiglia.
Per uno come me, che considera la Scozia la sua seconda Patria (e che, se fosse lecito sceglierne una, di Patria, eleggerebbe l'Irlanda a sua Vaterland, in quanto è una terra dove non è applicato un principio fondamentale del diritto moderno, quello alla libertà e all'indipendenza di un popolo, in quanto tale applicazione non fa comodo ai servi più fedeli dei "padroni del mondo", cioè agli inglesi), già solo i paesaggi sarebbero stati sufficienti a farmi piacere il film.
Tuttavia, c'è molto di più: seppure in versione anglo-americana, è un film su temi desueti e a me molto cari, come onore e fedeltà, trattati in forma assolutamente non perfetta, ma con un encomiabile sforzo di accostarvisi.
La romanità che ne scaturisce è posticcia, ma ricerca comunque l'accuratezza storica, e i valori di fondo, di cui si diceva prima, sono posti con forza al centro del film, con una scelta che va contro lo spirito dei tempi e che - come tale - è assolutamente apprezzabile e a me molto gradita.
Un'opera di consumo, ovviamente, ma che ha il grande merito di cogliere uno spirito, quello della civiltà romana, e di riproporlo senza infingimenti, senza alcun rispetto per il "politicamente corretto". Non è cosa da poco, di questi tempi.
Piero Visani
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