La letteratura che le donne diffondono sul tema del modo in cui possono essere conquistate dagli uomini fa riferimento a un aspetto centrale: "fateci sentire uniche". Senza essere un attento lettore della medesima, ho sempre ispirato i miei comportamenti amorosi, fin dall'adolescenza, a tale principio. Per scelta naturale, non per tattica. Quella che sentivo, in un dato momento, come la mia "lei", era davvero, per me, in quella fase, una donna unica, totalmente al centro dei miei pensieri e delle mie attenzioni.
Seguendo tale criterio, in vita mia ho accumulato un numero assolutamente notevole di "nasate", perché tutte coloro che facevo sentire uniche mi davano prova, a volte anche rapidamente, di non condividere per niente le mie attenzioni. E non è che fossi brutto, povero, stupido, incolto. Tuttavia, non andavo mai bene.
Anche di recente, benché molto più esperto, più seduttivo, più sicuro di me, il mio sforzo di fare sentire unica una persona che per me tale era si è concluso con un calcio in faccia di durezza tale da sfigurarmi, al punto che, se non fosse stato metaforico, avrei dovuto preoccuparmi (sapete, sono molto narciso...), tanto era forte e ben mirato.
Un mio fraterno amico, che certo leggerà queste righe e riderà tra sé e sé (o anche sgangheratamente [caro Massimo, sei autorizzato a farlo!!]), mi dice sempre, dall'alto di un palmarés di conquiste che equivale - se paragonato al mio - a un confronto fra USA e San Marino: "caro Piero, il fatto è che sbagli proprio tutto. Devi trattarle male, e vedrai...".
Non ci ho mai provato, e non ci proverò. Non mi riesce, non mi viene naturale. Ci sono pochissime donne che realmente mi interessano e quelle poche sono naturalmente al centro delle mie attenzioni. Se fossero sincere, basterebbe che mi facessero capire che non sono il loro tipo e io, che non sono certo uno stalker, immediatamente desisterei. Invece, si prendono in genere gioco di me, con una crudeltà degna di miglior causa. Credo godano assai a fare a pezzi un maschio fesso come il sottoscritto.
Dovrei sentirmi sconfitto, ma non mi sento tale. Dovrei desistere, rifugiandomi in un atteggiamento sprezzante e malmostoso. Ma non farò niente di tutto questo. Continuerò a dare e a darmi, facendomi trasportare dalla passione e dai sentimenti. Non farò calcoli e calcoletti. Non guarderò a interessi immediati, o di medio e lungo periodo. Non costruirò what if scenarios (quelli sì tanto cari al gentil sesso..., che poi tanto gentile non è, a pensarci bene...). Continuerò a lasciarmi trasportare dall'istinto e dall'irrazionalità, come ho sempre fatto. So bene che sono l'istinto e l'irrazionalità a segnare il mio destino con le donne, che sono in genere esseri molto razionali, straordinariamente calcolatori, freddi, autoreferenziali, tellurici. E tuttavia, anche se hanno cercato di cambiarmi a bastonate e calci in faccia, io resto e resterò me stesso. Sono un "diverso" di quelli veri, non di quelli da political correctness. Anche se cercate ogni giorno di cambiarmi, care signore, io resto me stesso. Per dirla con Ernst von Salomon, "io resto prussiano" [è una metafora. Mi tocca precisarlo perché - ahimé - ho conosciuto tante donne, anche di recente, né particolarmente colte né troppo intelligenti. Dunque meglio spiegare, e spiegarsi. Già non mi capiscono mai...].
Piero Visani
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