Non faccio serate di San Silvestro da circa quarant'anni, penso. Da qualche parte ho letto che c'è chi le ritiene "un po' meno allegre di un funerale". E mi unisco a lui.
Per parte mia, lavoro, poiché penso che, nella serata più stupida dell'anno, occorra essere seri, e distinguersi. Per divertirmi e gozzovigliare, preferisco il 2 novembre, il giorno dei morti. Almeno sono certo che sia la mia festa, e quella dell' "umanità" in generale...
Se ho voglia di sentire un po' di musica, faccio girare sul CD Canzone di notte n° 2, di Francesco Guccini, di cui estrapolo alcuni passi, che suggerisco come spunto di riflessione ai "forzati della festa" della notte di Capodanno (pensare, dopo tutto, non fa mai male, ammesso e non concesso che ci si riesca...):
E l' eco si è smorzato appena
delle risate fatte con gli amici, dei brindisi felici
in cui ciascuno chiude la sua pena,
in cui ciascuno non è come adesso da solo con sé stesso
a dir "Dove ho mancato, dov'è stato?",
a dir "Dove ho sbagliato?"
Eppure fa piacere a sera
andarsene per strade ed osterie, vino e malinconie,
e due canzoni fatte alla leggera
in cui gridando celi il desiderio che sian presi sul serio
il fatto che sei triste o che t'annoi
e tutti i dubbi tuoi...
Ma i moralisti han chiuso i bar
e le morali han chiuso i vostri cuori e spento i vostri ardori:
è bello ritornar "normalità",
è facile tornare con le tante stanche pecore bianche!
Scusate, non mi lego a questa schiera:
morrò pecora nera!
Ben deciso a fare mio il precetto finale gucciniano, auguro a tutti buon Capodanno...
Piero Visani
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