In questi giorni semifestivi, sono atteso alla firma di due partnership, diverse ma egualmente importanti. Entrambe intese a rimediare ai vuoti che si sono aperti all'interno del nostro Gruppo dopo la crisi di giugno-luglio.
Ho meditato a lungo, prima di addivenire a questi due atti. Ero infatti fermissimamente deciso a non ripetere l'esperienza precedente, a non passare, nel giro di pochi mesi, da una posizione di amicizia assoluta a una di inimicizia assoluta. Non avevo e non ho alcuna voglia di ripetere quel percorso, fatto di piccoli fuochi che si trasformano in incendi e divorano tutto e tutti.
Non avevo (e non ho) alcun desiderio di ricadere nelle medesime recriminazioni; nei fitti dialoghi che si trasformano in silenzi tombali; nelle incomprensioni che impediscono persino di dare corpo agli accordi di risoluzione di intese precedenti.
Sono passato talmente in fretta, per usare un'espressione banale ma chiara, "dalle stelle alle stalle", da non voler ripetere in alcun modo quell'esperienza.
Tuttavia, le circostanze hanno voluto diversamente: sono state fatte nuove conoscenze, che appaiono talmente promettenti da non poter essere trascurate; vecchie amicizie si sono rinsaldate e ora sembrano in grado di trovare sbocco anche in una partnership, per di più a spettro geograficamente molto ampio.
Non avrei potuto tirarmi indietro e, per mentalità e cultura, non mi tiro mai indietro: "vado sempre dentro", come dicono i vecchi soldati. Nutro però qualche timore, non sulle persone scelte, che reputo "giuste", ma sulla possibilità che ci si riesca a capire, sempre e comunque.
La precedente partnership è fallita perché a un certo punto è cessato il dialogo, sono venuti meno i rapporti di amicizia personale, è diventato tutto freddo e algido, come nelle peggiori società tra estranei. Chi mi garantisce che non sarà così anche questa volta? Le persone? Ma anche chi c'era prima a me pareva una persona assolutamente adatta, nonché professionalmente valida.
Quello che mi angustia, in pratica, è che, non avendo io capito le vere ragioni che hanno portato al fallimento della precedente partnership, non posso essere totalmente tranquillo sulle nuove. Le intenzioni di tutti appaiono le migliori, su questo non ho il benché minimo dubbio, ma come supereremo la prova dei fatti? Resteremo amici come siamo ora? Continueranno a prevalere l'amicizia e lo spirito comunitario che ora ci sono propri, o li vedremo volare via, com'è successo nell'esperienza precedente? Quali porte si apriranno e quali si chiuderanno? E con quale tempistica? Sono preoccupato. Non vorrei vivere episodi già vissuti. Ho già sofferto troppo e so che la buona volontà spesso non basta a sanare le situazioni di crisi, ma servono il dialogo, la capacità di mediazione, il continuo confronto. La precedente partnership è morta per silenzio e nel silenzio, tra persone che avevano cessato di parlarsi e di essere amiche. Cosa succederà con le nuove? Come sempre, farò di tutto per trovare punti di convergenza, ma non è già bastato una volta...
In ogni caso, mi conforta il fatto che costruire su macerie è la mia specialità.
Piero Visani
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