Ultima rassegna mattutina allo specchio del 2012: fisico asciutto e allenato, abbigliamento adeguato, aspetto gradevole (a me, gradevole...). Nel completare la disamina, i miei occhi si incrociano con quelli dello specchio (come tutti i narcisisti patologici, penso che gli specchi vivano di vita autonoma...). E' un attimo: due sguardi maliziosi si incrociano. Colgo nel suo (dello specchio) un riflesso (è il caso di dirlo...) luciferino, una via di mezzo tra un'occhiata malandrina, complice, d'intesa.
Era da tempo che non ci guardavamo così, il caro specchio e io. Vedo che gli piaccio nuovamente, che mi apprezza, che capisce che sono ritornato pienamente me stesso.
Ho avuto un anno difficile, in cui mi sono sentito giudicato come forse mai prima in vita mia e in cui molti, forse troppi, mi hanno chiesto di cambiare. Non ero abituato a un approccio di quel tipo. Non ho mai chiesto a nessuno di cambiare. Se lo apprezzo, lo prendo così com'è, e ci tengo che rimanga tale, perché apprezzo la di lui identità. Se non lo apprezzo, non ho con questo soggetto un interscambio tale da volermi permettere di chiedergli di cambiare. Al massimo, non lo frequento...
Non so perché, ma il 2012 è stato l'anno in cui molti, troppi, mi hanno chiesto di essere diverso. Facendo evidentemente parecchio schifo nella versione originale, qualcuno mi ha proposto di diventare una copia, una versione "riveduta e corretta", forse per venire incontro alle esigenze del grande pubblico, oppure per soddisfare dei desiderata personali.
Il fatto grave è che tali richieste mi sono state presentate in forma talora suadente e che io, apprezzando anche molto coloro che le avanzavano, vi ho prestato colpevolmente orecchio, cercando di compiere qualcosa di profondamente errato, di diventare ciò che non sono.
Per fortuna, mi sono fermato in tempo. Non sono e non volevo diventare un personaggio da "Alto Gradimento". No, io preferisco essere una sputacchiera, l'oggetto delle più varie forme di ludibrio, colui che, se del caso, viene fatto volare per primo verso il più vicino cassonetto.
Mi va bene così. Perché "dovrei vestire abiti che non sono solito indossare"? In verità, se vogliamo abbozzare una metaforina, di norma vesto piuttosto bene, ma non posso impedire ad alcuno di amare gli sciatti, i trasandati, gli ineleganti, i volgari. Uomini apprezzabilissimi, non privi del pregio (sempre graditissimo, diciamocelo...) di non fare ombra alle loro dame.
Alla stessa stregua, di norma sono piuttosto intelligente, brillante, speculativo, cerebrale, colto, informato. Ma non posso impedire ad alcuno di amare gli uomini mono-neuronici, quelli di cui va detto che hanno il brillantissimo pregio di presentarsi sempre in versione ridotta, alle loro care compagne, di modo che queste ultime abbiano, magari con un certo sforzo, la possibilità di intelligere... Ognuno, è chiaro, in genere cerca i propri simili; più raro - e difficile - è affacciarsi fuori dal proprio orticello.
Inoltre - che ci volete fare? - sono pervicacemente eterosessuale in un mondo di omosessuali impauriti, di quelli che, "fuori dal loro sesso, niente". Non ho niente contro gli omosessuali, ma non vorrei sentirmi colpevole a mia volta, anche perché la constatazione non mi induce né a cambiamenti, né a rinunce...
Così, pervicacemente fedele a me stesso, saluto il 2012 e mi accingo ad affrontare il 2013. Ho fatto quello che dovevo fare, in piena coscienza, e ho difeso la mia identità. Non sono diventato quello che altri avrebbero voluto che fossi, una sorta di "versione al bromuro" di me stesso. Perché avrei dovuto? Se faccio così schifo, buttatemi via (invito peraltro prontamente raccolto, relativamente al quale, a mia volta, non ho obiezioni. Giusto sbarazzarsi di chi non serve, e sottolineo serve...).
Ho troppo rispetto per il mio prossimo, anche se talvolta può non sembrare così, per chiedere a qualcuno di cambiare. E ho troppo rispetto e apprezzamento per me stesso per pensare di cambiare. Palesemente, mi piaccio. Se non piaccio perché mi piaccio, saludos.
Sono un soggetto con forti tratti identitari, che possono essere graditi o meno, ma nessuno mi incasellerà mai nella banalità, nella prevedibilità, nella ragionevolezza, nella serenità, nel far le cose perché si è sempre fatto così, nel tempo di lavoro alternato a quello libero, nelle ferie estive e nelle vacanze (intese come assenze...) perenni da ogni forma di pensiero, passione, partecipazione, vita. In cambio di rinunce e perbenismi. Se non vado bene come sono, giusto buttarmi via: meglio un rifiuto organico che un clone inorganico pseudo-umano.
Io indico percorsi, e so farli anche da solo. Si può rimpiangere o meno di non averli fatti con me. Però io continuo a farli, perché in una casella pre-confezionata e pre-intestata del contesto sociale non entrerò mai. Spiacente. Ognuno farà a meno dell'altro e, stanti le premesse, direi che non ci saranno grandi sofferenze...
Buon 2013!
Piero Visani
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